Quando i territori hanno le idee chiare e, soprattutto, hanno una visione, i progetti, le proposte, lo sviluppo, assumono caratteristiche sfidanti. È il caso delle Aree Metropolitane di Reggio e Messina dove, pochi mesi fa, alla presenza della Presidente della Commissione Trasporti alla Camera, Raffaella Paita, si è svolto un incontro su quelle che dovranno essere le sfide per l’ottimizzazione della mobilità lungo le sponde sicule e calabresi, separate dalla lingua d’acqua dello Stretto.
Al tempo mi colpì il punto di vista degli intervenuti, non chiusi a preservare il proprio steccato, ma aperti ad una condivisione che guardasse alla conurbazione del Reggino e del Messinese per mettere a sistema un’Area metropolitana (che è cosa diversa dalla Città Metropolitana) interregionale di circa 1.2 milioni di abitanti.
Ponte sullo Stretto, aeroporto Minniti, Alta Velocità, Bagnara-Bovalino, porti dello Stretto, sono solo alcune delle tematiche trattate e tutte tendenti alla famosa parolina magica della intermodalità. Termine, quest’ultimo, con cui l’Europa si scioglie davanti alle richieste inoltrate dai territori.
Lungo l’Arco Jonico, invece, dove a visione, storicamente, la politica fa concorrenza alle talpe, impegnata com’è a parcellizzare finanche le piastrelle dei pavimenti nelle abitazioni, i ragionamenti di levatura non affascinano. Persino oggi con la creazione del nuovo e definitivo collegio elettorale che assembla il territorio crotonese con quello sibarita, schieramenti, partiti storici e candidati annaspano brancolando nel buio alla ricerca di un orizzonte territoriale. Del resto, ancora, si perde tempo a blaterare di sterili ed impalpabili disegni amministrativi, abortiti dalla storia e superati dai fatti, che i progetti tendenti alla coesione territoriale possono attendere le calende greche.
Quindi meglio ragionare vedendo orti dove troverebbero naturale allocazione Aree Vaste ed in propespettiva percorsi metropolitani. Dove le autostrade nautiche, sarebbero attuabili già da domani. E dove, a regime, i flussi turistici arriverebbero a flotte, se solo riuscissimo a capire che mettendo insieme tutto quel patrimonio artistico, paesaggistico, monumentale, storico, archeologico, diportistico, enogastronomico, ecc., che va dal Crotonese alla Sila, alla Sibaritide, all’area federiciana per poi aprirsi al Metapontino e Tarantino per terminare al Salento jonico, poche altre realtà, se non nessuna, sarebbero in grado di competere con noi. Il prossimo futuro è l’Area vasta crotonese e sibarita. La prospettiva è la baia!
La baia della Magna Graecia. Il contesto allargato del Golfo di Taranto. Il contenitore naturale fatto da ambiti ad interessi comuni ed affini economie. Il baricentro del Mediterraneo che la politica ha smembrato in piccole ed impalpabili realtà svendute, con la complicità di gragariati locali, per qualche piatto di lenticchie.
Sta a noi ricostruire il mosaico sistemico-territoriale che i poteri centralisti hanno artatamente spaiato. Andrà declinata una nuova idea di sviluppo ripartendo da una rinnovata geografia politico-amministrativa. Solo così si potrà combattere l’ingessatura economica e la carenza di servizi, fornendo visione e prospettiva a tutto l’Arco Jonico.
Domenico Mazza – indipendente
Candidato Collegio Camera uninominale CO-RO-KR per la federazione Azione-Italia Viva.
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