Alla luce di quanto emerso dal rapporto del Censis sulla migrazione degli studenti meridionali verso il nord e i Paesi europei – ai massimi storici – il Segretario questore del Consiglio regionale della Calabria e presidente nazionale del movimento il Coraggio di Cambiare l’Italia, Giuseppe Graziano, lancia l’allarme.
“La spesa statale per incentivare i percorsi accademici è ferma a 160 milioni di euro: troppo pochi per una Nazione che dovrebbe far leva sulla valorizzazione delle eccellenze e sulla ricerca, come fonte primaria di sviluppo. Ecco, allora, che per far fronte a questa prospettiva catastrofica, regioni come la Calabria, approfittando dei prossimi fondi comunitari, che sono destinati proprio a favorire ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie, potrebbero studiare una programmazione mirata che incentivi le attività delle Università.
Entro dieci anni le università del Meridione rischiano di chiudere a causa della mancanza di denaro e di sostegni allo studio. Il Mezzogiorno e la Calabria rischiano di perdere anche le loro università. Nell’ultimo decennio dal sud sono spariti 3,3 miliardi di investimenti in capitale umano e 2,5 miliardi di tasse. Questo perché negli atenei del Meridione, pur essendoci grandi potenzialità, non si investe. Va sostenuta la ricerca per migliorare e valorizzare le qualità già presenti all’interno dei poli universitari e vanno potenziati i servizi per gli utenti e gli studenti. Che altrimenti sono costretti ad emigrare al nord piuttosto che all’estero per approfondire il loro percorso di studi.
Le regioni, ed in questo caso la Calabria, potrebbero intervenire innanzitutto chiedendo, in un momento storico caratterizzato dai tagli alle spese, un monitoraggio più attento dei redditi di quanti chiedono accesso allo studio. Ma soprattutto programmando, attraverso il nuovi fondi Por 2014-2020, delle iniziative a sostegno della ricerca e dello sviluppo. La Calabria, grazie ai canali comunitari, ha la possibilità nei prossimi sei anni di avviare una serie di progetti per la sperimentazione di nuove tecnologie, sia in ambito industriale che agricolo.
E questa soluzione può avvenire solo attraverso il coinvolgimento diretto delle Università. Si pensi – precisa ancora il Segretario nazionale del CCI – a quanti benefici potrebbe trarre l’intera filiera socio-economica calabrese se tutti i passaggi programmatici dei fondi comunitari venissero posti al vaglio, allo studio e alla ricerca delle università calabresi. Penso, ad esempio, alle diverse e nuove sperimentazioni in ambito agricolo per la produzione delle eccellenze autoctone attraverso l’utilizzo di nuova strumentazione e attraverso lo studio dei territori e dei microclima che caratterizzano la nostra regione. Serve lungimiranza – conclude il Consigliere regionale – e soprattutto la capacità di saper investire il denaro pubblico consentendo, tra le altre opportunità, il rilancio delle sedi universitarie regionali”.