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Por 2021-2027. Magna Graecia: Capoluoghi al centro, Corigliano Rossano e Crotone fuori

Una Regione che persevera nella deviata visuale centralista e noncurante dei recenti processi amministrativi continua nella deviata visuale di un territorio a tre teste: Cosenza, Catanzaro e Reggio. Il Comitato esprime sdegno e ripugna l’idea che l’area Jonica Sibarita continui ad essere intesa come la periferia degli interessi e degli intrallazzi cosentini a Nord e quella Crotoniate dei desiderata di Catanzaro a Sud. Dallo studio della documentazione presente nella sezione http://calabriaeuropa.regione.calabria.it/website/view/page/214/politica-di-coesione-21-27.html, non si evince accenno alcuno alla benché minima modifica nelle nuova pianificazione dei Fondi POR 2021/27.

Si identificano tre centri di livello urbano regionale: Reggio Calabria, Catanzaro e Cosenza; 4 città di categoria intermedia: Rende, Vibo, Lamezia Terme e Crotone; si include nel basket dei centri minori la nuova realtà di Corigliano Rossano, e fatto ancor più grave, si considera ancora scorporata negli ex comuni di Corigliano Calabro e Rossano.

Non solo si svilisce il ruolo di Capoluogo di Provincia, quale è Crotone, accomunandolo, de facto, a realtà urbane demograficamente inferiori, ma si disconosce totalmente il contesto della terza città calabrese e di tutto l’ambito ad essa afferente. Inoltre si rilancia la visione di Aree Urbane senza tenere in minima considerazione il fatto che gli Asset presenti e le vocazioni afferenti nell’area dell’Istmo e delle Serre portano le città di Catanzaro, Lamezia e Vibo a creare un sistema integrato nel giro di 60 km fatto da due ospedali HUB e due Spoke, un aeroporto internazionale, una stazione ferroviaria nodo intermodale di tutta la Regione, un ricettacolo di uffici della pubblica amministrazione sparsi fra i 3 centri, ben 3 Presidi di Giustizia ed un dispiegamento di Presidi delle forza dell’ordine impressionante tra comandi Provinciali, Nuclei e Gruppi Operativi. Parimenti dicasi per l’area di Cosenza-Rende, il Pollino ed il Tirreno, dove persistono in pochi km d’autostrada e di collegamento a categoria C1 un ospedale Hub, due Spoke, tre Tribunali, un’Università, e notevole dispiegamento di Presidi di forze armate tra la costa Tirrenica e la valle del Crati. E non cambia il disegno per l’area dello Stretto, laddove tra Reggio Calabria, le città porto/integrate della Piana Gioiese e la Locride collegata a 20minuti dall’A2 sussistono i medesimi servizi delle prime due Aree. In tutto ciò, l’area Jonica, Sibarita e Crotoniate, con due città principali, la terza e la sesta (e si consideri che in Calabria le città che superano i 50mila abitanti sono soltanto 6) per demografia in Calabria, continuano ad essere equiparate ad aree di modeste entità. La mancata considerazione dei centri di Crotone e Corigliano-Rossano non è lesiva solo degli interessi delle due città, ma di tutto il reticolo di comunità medie e piccole direttamente afferenti ai due centri che, giocoforza, si ritrovano ad essere periferia della periferia essendo già i loro rispettivi centri di riferimento periferie del centralismo Catanzarese e Cosentino. Il tutto, pur rappresentando nei fatti un tessuto urbano di oltre 400mila abitanti, 1/4 dell’intera demografia regionale, in circa 200 km di costa e relativo entroterra afferente.

Tutto questo spettacolo indecoroso ed irrispettoso si palesa nel più totale silenzio assenso della politica che, trasversalmente, annuisce a tali scriteriate ripartizioni e nella più completa ignavia degli Amministratori locali che, vogliamo augurarci disconoscano tale trattamento per le loro Aree, perché diversamente la cosa sarebbe oltremodo preoccupante in quanto si paleserebbe una naturale inattitudine al ruolo rivestito. Magna Graecia dice basta a visioni miopi e rese strabiche da un centralismo spietato che continua a generare terre di figli e figliastri ed invita le popolazioni joniche a prendere coscienza del trattamento loro riservato dalle stanze dei bottoni regionali. I rappresentanti politici locali, Regionali e Nazionali, inizino un percorso comune, abbandonando, se occorre, la sciocca distinzione di casacca, perché è in gioco il futuro della loro terra e dal loro agire dipenderà il lascito alle future generazioni (Comunicato stampa).

 

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