Rende – Nell’ambito delle attività di contrasto ai reati di violenza domestica poste in essere dai Carabinieri del Comando Compagnia di Rende (CS), sono diversi i provvedimenti eseguiti dispositivi dell’allontanamento dalla casa familiare, del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa o del divieto di dimora nella località di residenza della vittima, emessi dall’Autorità Giudiziaria di Cosenza in accoglimento delle richieste avanzate dalla locale Procura della Repubblica a seguito di attività investigative esperite dai militari dell’Arma.
Al riguardo, si comunica, nel rispetto dei diritti dell’indagato ( da ritenersi presunto innocente in considerazione dell’attuale fase del procedimento fino ad un definitivo accertamento di colpevolezza con sentenza irrevocabile) al fine di garantire il diritto di cronaca costituzionalmente garantito, che i Carabinieri di Rende (CS) hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale dell’allontanamento d’urgenza dalla casa familiare e divieto di avvicinamento alla persona offesa, nei confronti di un uomo originario di Terranova da Sibari (CS) di 44 anni, già deferito in stato di libertà maltrattamenti in famiglia nei confronti della moglie convivente.
Le attività investigative intraprese dai militari operanti, hanno consentito di ricostruire la difficile e drammatica situazione familiare in cui versava la donna da diversi anni a causa dei comportamenti aggressivi e violenti del marito, il quale era solito picchiarla accompagnando tali comportamenti con minacce e offese.
Le condotte poste in essere si sostanziavano in un complesso di attività persecutorie dirette ad avvilire e ad opprimere la personalità della donna, additata come stupida, incapace di provvedere a sé stessa o di fare alcunché senza la sua presenza.
In alcune circostanze l’uomo avrebbe controllato l’intimo della moglie, appena tornata a casa dal lavoro, poiché riteneva che la stessa intrattenesse rapporti sessuali con i colleghi al fine di ottenere migliori posizioni lavorative. Altre volte l’avrebbe obbligata ad avere rapporti intimi contro la sua volontà.
La donna veniva costantemente umiliata, vessata verbalmente, minacciata di vedere distrutta la sua vita e quella dei propri familiari, incolpata di non essere una buona moglie. Si sono rivelati vani i tentativi, posti in essere dalla donna, di sottrarsi alle angherie del marito: quando comunicava le sue intenzioni di porre fine al matrimonio, l’uomo andava in escandescenza scagliandosi contro di lei, tirandole pugni sulla schiena, afferrandola per i capelli e sfogando, talvolta, la propria rabbia prendendo a calci anche il cane domestico. Diverse volte la donna aveva trovato rifugio presso i vicini di casa e presso i propri familiari (Comunicato stampa).