Riace. Sinistra italiana: “Un modello che va oltre la politica”.

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Alberto Laise

Riace è un viaggio lontano. Lontano nello spazio, due ore e mezzo per percorrere 130 km in linea d’aria, ma non nel cuore. Sabato, da tutt’Italia e non solo, in quel piccolo paesino tra lo Jonio e le colline, si sono riversate migliaia di persone a manifestare il proprio affetto, la propria vicinanza e la condivisione ad un progetto. Un lungo e forte abbraccio a Mimmo Lucano ed a tutta quella comunità che ha costruito qualcosa che va oltre i semplici confini di un comune di nemmeno 2mila anime.

E, al netto della questione giudiziaria, delle polemiche politiche e di come ognuno di noi possa pensarla sull’accoglienza, sul governo, sui profughi, non si può non osservare alcuni elementi specifici che, persino una realtà grande e complessa come la nostra, dovrebbe avere la capacità di mutuare.

Riace, prima del 2004, era un paesino noto per i Bronzi ma che, velocemente, si apprestava a morire di vecchiaia e di solitudine. L’esperienza che Mimmo Lucano inizia con il suo primo mandato da sindaco, esperienza che parte però dalle spiagge di Badolato con i primi sbarchi dei profughi curdi alcuni anni prima, ha il gran merito di dire no a quel destino che sembrava inesorabile e che è lo stesso che vivono centinaia di piccoli borghi in Calabria e nel resto d’Italia.

Attraverso l’accoglienza, quindi attraverso l’utilizzo di fondi europei, Mimmo Lucano ha prima immaginato e poi realizzato un modello che ha il gran merito di trasformare la prima accoglienza in un progetto d’integrazione che ha permesso a Riace di rinascere. Non centri dove la gente veniva ammassata, non appartamenti dove dieci/dodici persone erano costretti a dividersi poco spazio, ma l’idea che si potesse assegnare ad ognuno, ad ogni nucleo familiare, una casa vuota – spesso abbandonata – del centro storico. Da lì poi l’idea che si potesse dare vita a dei cicli virtuosi che permettessero di creare, attraverso le borse lavoro ed altri progetti, lavoro in grado di rimettere in circolo quel denaro e creare benessere per tutta quella piccola comunità. Creare l’idea che la prima accoglienza potesse trasformarsi in integrazione completa in modo da trasformare quei profughi in cittadini di Riace è la novità che ha fatto di quel modello il c/o “Modello Riace” noto in tutto il mondo. E poi la straordinaria idea di progettare la raccolta differenziata attraverso gli asinelli, ben prima che chiunque la facesse in quel territorio: posti di lavoro creati e fondi sottratti alle ecomafie…Un risultato straordinario che per anni è stato lodato anche dalle procure e dalla DDA. Questo è ciò che ha costruito Mimmo Lucano. Un qualcosa che potrebbe essere tranquillamente replicato in ogni piccolo borgo, in ogni centro storico, in ogni piccola frazione che si spopola. Portare persone significa portare vita. I bambini stranieri – ora italianissimi nonostante quel che dice la legge – che mantengono aperto l’asilo e le scuole elementari anche per i nostri figli, i giovani che possono scegliere se restare o partire perché non solo hanno un lavoro ma hanno un lavoro che non è più “sotto ricatto”, gli anziani che abitavano un paese vuoto e che si vedono il negozietto alimentare restare aperto perché c’è chi permette che lo resti…Fate finta che non sia Riace ed immaginate che sia Alessandria del Carretto, Castroreggio, Paludi, oppure i centri storici di Rossano e Corigliano, le frazioni del comune di Corigliano-Rossano…

Immaginate nel cuore del centro storico di Corigliano, vicino a Santa Maria, alla Portella, a Rione Falcone o nelle vicinanze di Piazza del Popolo, la presenza di 100/150 famiglie che vivono nelle case lasciate abbandonate…Pensate al denaro che muove il recupero di quelle abitazioni (fondi europei). Pensate ai negozietti, ai bar riempirsi di nuove persone che vivono quei luoghi e che spendono quel denaro (europeo), che guadagnano attraverso le borse lavoro (fondi europei), in quelle strade e vicoli… Non lavoro, non case, sottratte agli italiani, ma denaro europeo – che altrimenti non arriverebbe mai – che entra in un circuito che, come accade a Riace, poi arricchisce una comunità. E, se ad ognuno è assegnata una casa, non esisterebbe nemmeno il problema del pericolo del “branco” (vero e o meno che sia) perché si entra a far parte di una comunità e a quella comunità si dà un contributo reale e concreto.

Per questo Riace è importante. Per questo occorre andare oltre al giudizio politico su Mimmo Lucano e sulla sua vicenda. Certo è difficile non sorridere, ma è un sorriso amaro, di fronte ad accuse che lo disegnano come un mostro che ruba 2 milioni di euro e poi lo stesso GIP, nell’emettere il provvedimento di arresti domiciliari, afferma che “non ci sono stati ammanchi, malversazione o appropriazione indebita”.

Ma ciò che ci ha portato a Riace è la consapevolezza che occorre conoscere ogni esperienza positiva della nostra terra ed avere la capacità di adattarla alle specificità della nostra terra per creare un’opportunità di lavoro, di sviluppo, di ripresa economica. Ed è assurdo che, mentre tutto il mondo, ivi compreso Papa Francesco, esalta la figura di Mimmo Lucano come esempio, in una terra squassata dalla ndrangheta si pensi a lui come la minaccia da sconfiggere…

Alberto Laise Assemblea Nazionale Sinistra Italiana

(fonte:comunicato stampa )

 

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