“State dividendo la Calabria in ditte e cosche”. Lo affermai formalmente in audizione presso la Commissione Ambiente del Consiglio Regionale della Calabria ormai tre anni fa, ed è una tesi che confermo oggi che il cosiddetto riordino del settore rifiuti continua ad andare avanti con quella medesima logica scellerata. A parlare è Flavio Stasi, referente di Rifiuti Zero Calabria. “A trasformare degli strumenti utili per i territori, come gli Ambiti Territoriali Ottimali e gli Ambiti di Raccolta Ottimali (ATO e ARO), in delle vere e proprie sciagure poteva riuscirci soltanto il Dipartimento Politiche per l’Ambiente della Regione Calabria, quello stesso dipartimento che ha garantito un commissariamento d’emergenza per più di 15 anni, spendendo 2 miliardi di euro e devastando il territorio. La trovata geniale dei funzionari, infatti, è stata quella di imporre non solo gli ATO ai confini provinciali, ma anche gli ARO, imponendo ai Comuni gli stessi comprensori di raccolta delle vecchie società partecipate (Sibaritide Spa, Appennino Paolano Spa eccetera). Questa scelta, di fatto, annulla ogni effetto benefico per gli enti locali, a partire dalla possibilità (e responsabilità) di creare un ambito omogeneo e coeso. Inoltre si predispone il campo ad una ulteriore monopolizzazione del settore, tagliando letteralmente le gambe ai piccoli comuni e rendendo ancor più ricattabili tutti gli enti locali. Questo è lo specchio di una terra dove parole come “trasparenza” e “meritocrazia” sembrano fantascienza, sotterrate da tonnellate di mediocrità quotidiana e trasversale che trascinano l’intera regione nel fango”.