di MARTINA FORCINITI
Se non altro perché i signori del no sono bravi a non raccontare, nascondendo bene le parole, tarando aggettivi e attributi. Come dire, un gioco di omissioni. Perché prospettare fantomatici abnormi sversamenti di rifiuti probabilmente fa meno rumore del baratro della crisi igienico-sanitaria in cui la nostra Regione rischia di precipitare se non digeriamo quelle 1.500 tonnellate di rifiuti eccedenti attualmente prodotte in Calabria. Certo, non basta un abracadabra.
Ed è quello che avrà pensato il Comandante della Capitaneria di Porto di Corigliano Francesco Perrotti nel tentativo di contrastare l’ondata di pressapochismo e sciatteria riservata alla delicatissima questione.
«Come tecnico e in qualità di comandante del Porto – ha dichiarato Perrotti intervenendo in una manifestazione pubblica – mi sento di assicurare che nulla passerà dal Porto di Corigliano senza la prevista autorizzazione e senza che vi sia il rispetto della specifica normativa nazionale e comunitaria. Non si immagini che il rifiuto venga direttamente prelevato dal cassonetto e poi imbarcato sulle navi. Naturalmente è inserito in un ciclo che ha la sua regolamentazione. E il prodotto che ne deriva, lavorato e trattato, ha un codice Cer determinato dal fatto che questa merce è processata secondo una precisa normativa. Sono quindi previsti rigidi requisiti di carattere tecnico che chi si fa responsabile del trasporto deve necessariamente rispettare. È un’operazione portuale che avviene con specifica autorizzazione rilasciata dall’Autorità competente a seguito di riunioni tecniche dove si esprimono tutti coloro che hanno competenze in ordine a queste tipologie di trasporto. Volendo fare un esempio, a stabilire come debbano essere imballati e imbarcati i rifiuti sarà un competente chimico di porto. E inoltre – specifica il Capitano – mi risulta che qui si parli di un trasbordo: ciò significa che l’ecoballa non toccherà il suolo, non verrà depositata in panchina ma passerà direttamente sul vettore navale per poi partire per l’estero».
E mentre si gettano coperte di silenzio sull’approfondimento di un bando che sembra quasi innominabile, fra gli scranni della Regione ci si affretta a sottolineare la necessità di una decisione dettata da «un sistema dei rifiuti al collasso con l’utilizzo delle emergenze per prendere decisioni di comodo – ha dichiarato il Presidente della Regione Mario Oliverio presentando il piano di gestione dei rifiuti. – Si vuole ottenere un’autentica filiera dedicata ai rifiuti che ruoti attorno ad un sistema virtuoso della raccolta differenziata. Miriamo a raggiungere il 65% nel 2020. Per mettere in atto questo piano, saranno utilizzati nuovi impianti che lavoreranno l’organico. Per realizzarli, i vecchi siti saranno temporaneamente chiusi e per questo forse – e sottolineo forse – si utilizzerà la risorsa del transfrontaliero ma non solo attraverso il porto di Corigliano. Dopo la realizzazione dei nuovi impianti a Catanzaro, Reggio Calabria e Rossano, che dovrebbero essere pronti in due anni, si partirà con la realizzazione del secondo impianto nella provincia di Cosenza che non sarà a Bisignano; un altro sorgerà a Crotone e un secondo a Reggio».
Intanto, com’è ovvio, le “bolle” di indignazione diffusa non si sgonfiano e a seguito dell’Assemblea organizzata dal Comitato in Difesa di Bucita e del Territorio sabato 20 febbraio per ribadire la contrarietà al bando, si resta in attesa di un dietrofront degli amministratori, prima di dar vita ad una «nuova, grande e unitaria mobilitazione».