Invece stamattina è stato bruscamente svegliato da un’altra operazione strategica, chiamata “Dama nera”, condotta dalle Fiamme Gialle del Nucleo di polizia tributaria di Roma, coordinate dalla procura della Capitale.
Chi è la “dama nera”? Antonella Accroglianò, dirigente ANAS proveniente dall’IRI (responsabile della trasparenza nella società Autostrade del Lazio, controllata da via Monzambano) gestiva regolarmente i flussi di corruzione. «Va in ufficio per lavorare, ma il suo lavoro è gestire il flusso continuo della corruzione: c’è la borsa sempre aperta, arriva qualcuno e ci mette una busta» ha spiegato Pignatone pochi minuti fa in conferenza stampa.
«Tratta pure male i collaboratori, che non sono ritenuti all’altezza nell’avere a che fare con gli imprenditori per riscuotere le mazzette. La sensazione della lettura di queste carte è la quotidianità della corruzione vista come cosa normale» ha continuato il Procuratore.
La “Dama Nera” è la nipote di Peppino Accroglianò, Cavaliere di Gran Croce e consigliere della Regione Calabria per tre legislature consecutive, oggi presidente di C3, Centro Culturale Calabrese che organizza convegni nazionali e internazionali in cui vengono esaltati i profili del suoi corregionali più meritevoli.
Oltre che per la Accroglianò, il gip Giulia Proto ha disposto il carcere anche per Oreste De Grossi, Sergio Serafino Lagrotteria, Giovanni Parlato e Antonino Ferrante.
Ai domiciliari Eugenio Battaglia, Concetto Albino Bosco Lo Giudice, Francesco Domenico Costanzo e Giuliano Vidoni. E l’ex sottosegretario alle Infrastrutture Luigi Meduri, componente del governo Prodi dal 2006 al 2008 ora in quota PD.
Per le ipotesi di reato si parla di corruzione e concussione. C’è puzza anche di voto di scambio. E i media, pur parlando ampiamente degli arresti, fanno una tremenda fatica a nominare il PD.
Già segretaria particolare di D’angiolino (molto amica del gruppo che comprende Brandani e Buoncristiano e, soprattutto, del senatore Grillo) secondo l’indagine la Accroglianò avrebbe anche chiesto a Meduri di aiutare la carriera politica del fratello, in Calabria.
Pignatone ha ribadito la piena estraneità del presidente Armani che, da parte sua, ha espresso «piena fiducia nel lavoro della Procura di Roma, con l’auspicio che possa arrivare velocemente a fare chiarezza sui fatti ed aiutare il vertice dell’azienda a voltare pagina». Fidati, fai prima a cambiare libro.
ANAS, che ha annunciato che si costituirà in giudizio quale parte offesa, sta «attivamente collaborando alle indagini della Guardia di Finanza, dando il massimo supporto anche in qualità di parte offesa dai fatti oggetto di indagine, accaduti negli anni passati».
Meno di un mese fa in Toscana erano finiti ai domiciliari i vertici di tutta l’Anas regionale (immediatamente licenziati) rei di essere protagonisti di un “collaudato sistema di corruzione“.
Le pulizie di primavera sono iniziate.
(FONTE http://www.lultimaribattuta.it/)