Siamo stati costretti a parare il colpo rispetto ad un taglio macroscopico di trasferimenti che dal 2009 ad oggi, dati alla mano, sono diminuiti di circa il 45 percento. Meno soldi ai comuni che, al contrario però, si sono trovati nelle condizioni di dover esigere tasse e tributi dai contribuenti. Soldi, questi, che per gran parte sono finiti nelle casse dello Stato, senza nessun ritorno in quanto ad investimenti in nuovi servizi. La sanità langue, così come anche l’intero sistema della mobilità, mentre i cittadini e le imprese sono stati portati all’esasperazione da un Governo canaglia. Che con una mano ha dato 80 euro in busta paga a chi ha un lavoro dipendente, buggerando gli italiani e mettendoli gli uni contro gli altri, e con l’altra ne ha ripresi più del doppio, inguaiando i comuni, attraverso l’imposizione di una miriade di nuove imposte.
Noi, fin dove abbiamo potuto, ci siamo opposti fermamente a questo sistema tributario perverso. Abbiamo annullato il Tributo dei servizi indivisibili (Tasi), probabilmente la tassa più ingiusta ed iniqua mai applicata sin dalla fondazione della Repubblica, portando l’aliquota allo zero per mille. Di fatto, abbiamo scongiurato che i rossanesi, a differenza di tanti altri cittadini italiani, pagassero per essere proprietari di un qualsiasi immobile.
Abbiamo mantenuto, seppur con sacrifici, l’esenzione dell’Imposta municipale unica (Imu) sulla prima abitazione, convinti che il diritto alla casa, per tutti, sia un valore da tutelare e sostenere. Certo, l’applicazione anche dell’aliquota minima su questa tassa avrebbe potuto giovare alle casse dell’ente. È stata attribuita, invece, l’aliquota del 10,6 per mille su tutti gli altri immobili e sui terreni agricoli. Proprio sulla tassazione dei terreni parzialmente montani è stata compiuta l’ennesima vigliaccata del Governo Renzi che, sempre attraverso i comuni, ha tassato anche uno dei più importanti valori per le popolazioni del meridione: la terra. Il Governo centrale, infatti, ha tagliato drasticamente il fondo di solidarietà – solo a Rossano sono venuti meno oltre un milione di euro in un anno – e per restituire un contentino agli Enti locali, affinché riuscissero a coprire quantomeno i servizi primari, ha introdotto l’Imu agricola. Dalla quale sono rimasti esenti i coltivatori diretti e gli imprenditori agricoli a titolo principale. Ciononostante, è necessario ribadire, che solo una parte di questi introiti rimarrà nelle casse dell’Ente e non sarà nemmeno sufficiente a coprire il buco dei tagli nazionali: l’imposta sui capannoni, ad esempio, sarà versata interamente allo Stato. L’altra parte, invece, servirà a pagare i peccati di presunzione della gestione Renzi. (comunicato)