«La campagna elettorale in atto costituisce la falsa rappresentazione della realtà. Un’alterazione studiata a tavolino, da chi è consapevole che in una situazione di sano equilibrio non avrebbe avuto una minima chance elettorale.
La città ha perso una ghiotta occasione, che è quella di manifestare tutto il disappunto e il malcontento presente nei cittadini a Roma, attraverso il boicottaggio dell’urna. Un’opzione che ho approvato sin dall’inizio, dopo aver constatato la totale disattenzione dello Stato nei confronti del nostro territorio.
L’elenco è lungo. Dalla chiusura del Tribunale di Rossano alla mancanza di infrastrutture, dalla spoliazione di uffici e servizi al depotenziamento delle strutture sanitarie. Gli effetti gradualmente si ripercuotono sull’economia, sui mercati, sul lavoro. E’ una città che si spegne gradualmente in una lenta agonia.
Ho osservato con estrema attenzione l’evolversi delle trattative nella fase pre-elettorale, pochi sono stati i candidati a sindaco che hanno saputo interpretare gli umori della gente. Che è di totale disapprovazione nei confronti della politica e delle istituzioni. Tra questi il candidato a sindaco Giuseppe Caputo, la cui umiltà e capacità di intercettare il sentimento popolare ha dato riscontro a ciò che ho sempre pensato: politico che ama la sua città, con esperienza e lungimiranza. E, soprattutto, non attaccato a tutti i costi alla poltrona. Non a caso il candidato Caputo manifestava la più ampia disponibilità a boicottare l’urna, quale atto di estremo disagio vissuto da una popolazione colpita su più fronti. Ma la sete di potere di altri candidati ha impedito che ciò avvenisse, ed ecco che oggi si va alle elezioni nelle consapevolezza di una città indignata. Una forzatura voluta da pochi, che alla fine sono risultati determinanti.
Qualcuno tenta di voler dimostrare a tutti i costi che la gente è partecipe, è presente, è animata dal dibattito in atto: la città non c’è! Piazze e salotti sono occupati prevalentemente dai candidati a consigliere comunale moltiplicati per il numero dei familiari, amici e parenti. Questo è il vero dato sconfortante. E la politica non lo ha ancora capito, o fa finta.
Oggi, più che mai, occorre rigore nella gestione della cosa pubblica. Il candidato Caputo ha costruito il “modello Rossano” concepito sin dal lontano 1993. A lui il merito di una città che negli ultimi 20 anni ha cambiato volto nel settore dei lavori pubblici, dell’urbanistica, dell’arredo urbano. La bonifica sulla costa, le demolizioni delle case abusive, il rilancio del centro storico, la realizzazione dei sottopassi, dell’anello viario allo scalo, di Piazza B. Le Fosse, della valorizzazione di Via Nazionale, Via Margherita, Viale Michelangelo, Via Galeno, il lungomare, le periferie. C’è chi tenta di offuscare tutto questo, di dimenticare o, peggio, si assumersi meriti che non ha. D’altronde Rossano è anche, in parte, la città dell’irriconoscenza.
Oggi il rischio è quello di consegnare la città ai vecchi poteri di un tempo, il ritorno a quella cappa che ha limitato la libertà degli elettori, degli imprenditori, dei commercianti, dei professionisti. Il 5 giugno è una data importante. Al candidato Caputo è stato impedito, a causa di una norma assurda, di poter continuare nel mandato sindacale nel 2001. E’ stato costretto a cedere il passo. La sua personalità, l’autorevolezza, la determinazione, incutevano nello stesso personale comunale un maggiore senso di responsabilità nell’esercizio delle funzioni cui un dipendente pubblico è tenuto. Oggi, invece, si assiste a un rilassamento generalizzato, non più giustificabile.
Agli elettori il compito di saper distinguere tra chi ha voglia di agire per amore della propria città e chi invece si nutre di interessi e di autoreferenzialità».
(fonte: comunicato stampa)