ROSSANO Nel commissariato di pubblica sicurezza di Rossano s’ipotizza atti di sopraffazione nei confronti di un ispettore capo, poi demansionato. Ed oggi la presunta vittima ricorre al Tar della Calabria al fine di vedersi riconosciuti quei diritti ritenuti calpestati. Difeso dall’avvocato Antonio Smurra, l’ispettore Pietro La Banca, 54 anni, chiama in causa il ministero degli interni. L’uomo presta servizio a Rossano nella qualità di ispettore capo dal lontano 2001. Tutto ruota attorno all’assegnazione dell’incarico di responsabile dell’ufficio anticrimine. Dopo 35 anni di servizio di cui 15 svolti nell’anticrimine, «ingiustificatamente ed illegittimamente, da responsabile per il lungo periodo trascorso si ritrova ad essere addetto all’ufficio anticrimine, nonostante le diverse informazioni personali attinenti al servizio prodotte, comunque, in atti. Avrebbe inoltre subito atteggiamento irrispettosi e provocatori da parte di suoi sottoposti. Si chiede ai giudici del Tar di volere accertare l’avvenuto demansionamento e successivamente l’immediata reintegra nelle mansioni precedentemente assunte. Il ricorso è stato redatto nel luglio scorso e depositato nei giorni successivi. Della vicenda incresciosa è stato informato anche il Questore di Cosenza che, nelle ultime ore, ha fornito alcuni chiarimenti in ordine a una nota del sincadato che prospettato il caso di specie. Intanto lo stesso ispettore capo La Banca fa sapere di aver essere intenzionato ad andare fino in fondo. E non esclude, qualora si dovessero riscontrare rilievi, il coinvolgimento della magistratura penale. Il poliziotto insomma sembra proprio voler andare fino in fondo. Casi del genere si sono verificati anni or sono, con un commissario diverso dall’attuale.