ROSSANO Che il Partito Democratico di Rossano non stia attraversando uno dei suoi migliori momenti appare ormai evidente. Lo testimoniano le continue diatribe interne. Che, nonostante l’impegno del segretario cittadino Francesco Madeo, stentano a ricucirsi. Il partito è spaccato. E le ultime sortite del segretario regionale Ernesto Magorno sul futuro amministrativo della giunta Mascaro non hanno di certo aiutato. In consiglio comunale si dovrà fare a meno, da oggi in poi, dell’apporto e del sostegno politico dei consiglieri Micciullo e Topazio. Che votando “no” al bilancio di previsione approvato nei giorni scorsi in consiglio, hanno di fatto sancito la rottura. Peraltro Micciullo ha detto di volersi dimettere anche da Presidente della commissione bilancio. A queste divergenze va aggiunto anche l’addio, datato peraltro settembre 2016, di Titti Scorza. Da sempre convinta sostenitrice e attivista del Partito Democratico. Ma dal quale sembra ormai essersi smarcata. Almeno rispetto al tipo di gestione a livello locale e regionale. L’ala rappresentata da Micciullo e Topazio resta fedele alla linea del segretario regionale Magorno. Gli altri due Consiglieri comunali, Calabrò e Curia, hanno invece “sposato” la causa Mascaro. Restano fedeli al Primo cittadino. E succeda quel che succeda. Peraltro, con una maggioranza alquanto risicata, basta un nulla per poter cambiare il destino di tutti. Allora: a chi conviene far andare tutto in aria? A nessuno. Almeno in questo momento. Adesso che il bilancio è stato approvato. E quindi l’ostacolo più grande è stato superato. Ma i problemi nel PD restano. E andrebbero affrontati con una seria ed ampia riflessione interna. Al netto di egoismi, ambizioni personali e veleni. Una discussione profonda. Che parta, ad esempio, dal risicato e magro risultato elettorale ottenuto alle ultime elezioni comunali dello scorso giugno: 1770 voti circa. Una cifra non certo alta, rispetto a quanto, invece, il partito riesce a ottenere, con le dovute proporzioni, in ambito regionale o nazionale. Ma anche rispetto a quanto raccolto negli anni precedenti. E ci riferiamo, in particolare, ai primi anni duemila. Insomma, momenti di gloria ormai lontani. Il partito, proprio per la tradizione storica ereditata, anche se ormai di sinistra ha ben poco, merita che anche a Rossano si riformuli una progettualità che sembra essersi arenata. Non tanto, ripetiamo, per responsabilità del segretario Madeo, quanto per il solito contorno fatto di atteggiamenti, comportamenti e azioni non certo irreprensibili. Avviare una discussione interna significherebbe aprirsi verso nuovi orizzonti. Adesso, in vista delle primarie di fine aprile, l’occasione è buona per cercare di ricucire gli strappi. Ecco perché Magorno, più che pensare ai problemi della giunta Mascaro, farebbe bene a pensare a quelli interni al suo partito. Le correnti interne sono sempre esistite. E continueranno a esistere. Ma serve dialogo e poi sintesi. Se si vuole ambire a continuare a restare forza di governo. E, soprattutto, a diventare quel partito strutturato così come lo è a livello nazionale. Ricominciare dalla base per poter poi esprimere una classe dirigente valida, preparata e presentabile. Attualmente il PD rossanese, tranne qualche eccezione, è un coacervo di forze distanti e litigiose. Non serve. Non serve esserlo né allo stesso partito né alla coalizione cui appartiene. Venerdì scorso si è sfiorata la disfatta. Proprio “grazie” alla divisioni interne al Partito Democratico. Il compito per il segretario Madeo non sarà facile. Ma bisogna partire. Iniziando a dialogare proprio con l’ala dei dissidenti.