La nomina del nuovo Commissario della sanità in Calabria la dice lunga sul livello di considerazione che la nostra regione riscuote nei palazzi romani nel quale si celebrano i fasti del cd. nuovo corso del potere renziano:come sempre lo zero assoluto. Se così è, certo non sorprende apprendere da talune agenzie di stampa che il Presidente Oliverio, nel corso dell’ultimo Consiglio dei ministri nel quale si discuteva della nomina del commissario della nostra sanità, sia stato costretto ad alzare di parecchi decibel il tono della voce, ma senza risultato alcuno, a sostegno della piena legittimità che tale incarico venisse ad esso affidato oltretutto quale massimo rappresentante legittimato democraticamente dal popolo calabrese piuttosto che investire una figura burocratica politicamente irresponsabile. Al di là della certa ed incontestabile fondatezza, in punto di diritto, della tesi sostenuta dal nostro Presidente circa la legittimità della coincidenza nella medesima figura del Presidente della Regione anche dell’organo commissariale (fenomeno peraltro assai singolarmente ritenuto corretto per altri territori quali Veneto, Lazio, Emilia e Abruzzo che hanno ottenuto provvedimenti ad hoc) emerge, tuttavia, la vera essenza di questa brutta vicenda che è la penosa e cronica assenza ed in ogni caso la estrema insignificanza dei partiti e maggiormente degli esponenti parlamentari della nostra regione, soprattutto gli appartenenti al PD e più in particolare quelli della medesima cordata correntizia del Presidente Renzi, tra cui, dispiace dirlo, l’On. Magorno (pure segretario regionale del PD) che nulla hanno fatto per impedire questo ennesimo schiaffo alla Calabria, dopo i precedenti conclamati fallimenti tra cui, perché no, la stessa chiusura del Tribunale di Rossano. La domanda a questo punto sorge spontanea: cui prodest, vale a dire a chi giova tale soluzione o meglio ancora in nome di quale arcano equilibrio anche tale scellerata scelta e’ stata operata pur a fronte di una sanità collassata che mai come in questo momento avrebbe avuto bisogno di una gestione capace di confrontarsi con le diverse istanze e bisogni che solo una buona e sana politica legittimata dal consenso popolare può consentire rispetto a gestioni ragionieristiche affidate a figure tecnico – burocratiche. A questo punto, parafrasando il famoso adagio andreottiano per il quale pensar male e’ peccato ci si rende conto, come anche in questo caso, il cattivo pensiero e’ supportato dall’evidenza dei fatti che vede anche in questa occasione la Calabria barattata come merce di scambio in nome di equilibri più o meno inconfessabili indotti da una pseudo ragion di stato, probabilmente la tanto conclamata stagione delle (contro) riforme, elettorale e costituzionali, che nel perenne latitare della politica e del confronto nei partiti e nelle aule parlamentari, abbisogna di numeri raccattandoli qui e lì in un’accozzaglia di consunti personaggi ai quali si da e promette di tutto e di più. Del resto il precedente corrobora questa chiave di lettura allorché alla vigilia delle ultime elezioni di autunno Roma spingeva per lo schema delle famigerate “larghe intese” anche in Calabria che Oliverio, per fortuna, respingeva al mittente. Ecco allora servita l’inevitabile vendetta contro il ribelle. Certo non passerà molto tempo per capire in quale direzione si andrà a marciare e già nei giorni a venire avremo modo di vedere in nome e per conto di chi la sanità in Calabria e nella nostra disastrata provincia e’ governata.(fonte- Natale Graziano – cittadino elettore – già componente della direzione regionale e fondatore PD Calabria)