Il tanto atteso Decreto Scura, rivisto e modificato alla luce delle osservazioni ministeriali, è stato varato e inviato al vaglio del tavolo interministeriale di competenza per il definitivo via libera. Bando alle polemiche e alla levata di scudi della Regione Calabria (che sollevava una questione di competenza) e di alcuni territori (soprattutto il Tirreno cosentino e il Pollino), i commissari Scura e Urbani sono andati dritti per la loro strada (hanno concesso solo revisioni sul piano dei posti letto, riallineandoli agli standard nazionali e cancellando quelli programmati ma non assegnati) e hanno, così, ridisegnato la rete ospedaliera calabrese. Una rete che, come anticipato da L’Eco dello Jonio nei mesi scorsi, prevede una geografia ospedaliera in cui sono stati istituiti ambiti inediti e dalla quale è stata di fatto “cancellata” la Sibaritide, con una serie di modifiche alle ripartizioni distrettuali e alle linee guida di cui il redigendo atto aziendale dell’Asp di Cosenza non potrà non tenere conto. Una vera e propria insidia per questo territorio e per il futuro dello spoke Corigliano-Rossano sul quale si avvicina sempre di più il momento cruciale che ne decreterà la permanenza o meno, con ricadute anche sul costruendo ospedale nuovo. Il tutto mentre la politica preferisce occuparsi della redistribuzione dei reparti, tacendo sul punto. Eppure si tratta di una vicenda da non sottovalutare che ricorda tanto, purtroppo, la “beffa” già subita con la soppressione del Tribunale di Rossano. Secondo i criteri fissati dal Ministero, la divisione tra hub, spoke e ospedale di base è netta e chiara in base al numero di abitanti servito dalla struttura: fino a 150mila per l’ospedale di base, superiore ai 150mila per lo spoke e sui 600mila per l’hub. Nel territorio della provincia di Cosenza dovrebbero esservi un hub e due spoke. Attualmente, di spoke ve ne sono tre (Corigliano-Rossano, Paola-Cetraro, Castrovillari): quale di questi sarà sacrificato? Lo stesso commissario ad acta Massimo Scura in più occasioni ha rassicurato sulla permanenza di tre ospedali spoke sul territorio provinciale, ma l’ultima parola spetta a Roma. Lasceranno il quadro attuale intatto o andrà a finire come con i Tribunali? Difficile, oggi, fare previsioni. Il timore cresce mentre la classe politica non vigila con attenzione e lungimiranza come dovrebbe, a differenza della zona del Pollino dove ci si sta adoperando fattivamente per “annettere” il “Guido Chidichimo” di Trebisacce, riconosciuto “presidio ospedaliero di zona disagiata”, non più all’ospedale spoke Corigliano-Rossano bensì a quello di Castrovillari. L’asse quindi si sposta verso il Pollino, mentre confluisce sullo Jonio l’ospedale “Beato Angelo” di Acri, anch’esso presidio ospedaliero di zona disagiata, il quale dovrà, così come prevede il piano di Scura, far riferimento allo spoke Corigliano-Rossano. Al presidio della Sibaritide, però, viene meno l’intera area dell’Alto Jonio afferente all’ospedale di Trebisacce, ossia una popolazione di circa 60mila abitanti, che, sottratta ai circa 193mila attuali, rischia di far cadere i requisiti per mantenere lo status di “spoke”. Cosa accadrà? L’ennesimo schiaffo al territorio? Tralasciando il discorso delle distanze e la questione relativa ai collegamenti e ai tempi di percorrenza, vediamo nel dettaglio qual è la differenza, in pratica, fra le tre tipologie di presidi ospedalieri. Ospedali di base: hanno un bacino di utenza tra 80.000 e 150.000 abitanti (tranne quelli in zone particolarmente disagiate che seguono altri criteri), sono strutture sede di Pronto soccorso con la presenza di un numero limitato di specialità ad ampia diffusione territoriale: Medicina interna, Chirurgia generale, Ortopedia, Anestesia e servizi di supporto in rete di guardia attiva o in regime di pronta disponibilità h24 di Radiologia, Laboratorio, Emoteca. Devono essere dotati, inoltre, di letti di “Osservazione Breve Intensiva”. Spoke (presidi ospedalieri di I livello): hanno un bacino di utenza tra 150.000 e 300.000 abitanti, sono strutture sede di Dea di I livello, dotate delle seguenti specialità: Medicina Interna, Chirurgia Generale, Anestesia e Rianimazione, Ortopedia e Traumatologia, Ostetricia e Ginecologia (se prevista per n. di parti/anno), Pediatria, Cardiologia con U.T.I.C., Neurologia, Psichiatria, Oculistica, Otorinolaringoiatria, Urologia, con servizio medico di guardia attiva o di reperibilità oppure in rete per le patologie che la prevedono. Devono essere presenti o disponibili in rete h24 i Servizi di Radiologia con Tac ed Ecografia, Laboratorio, Servizio Immunotrasfusionale. Per le patologie complesse (traumi, quelle cardiovascolari, stroke), devono essere previste forme di consultazione, di trasferimento delle immagini e protocolli concordati di trasferimento dei pazienti presso i Centri di II livello. Devono essere dotati, inoltre, di letti di “Osservazione Breve Intensiva” e di letti per la Terapia Subintensiva (anche a carattere multidisciplinare). Hub (presidi ospedalieri di II livello): hanno un bacino di utenza tra 600.000 e 1.200.000 abitanti, sono strutture dotate di Dea di II livello. Sono istituzionalmente riferibili alle aziende ospedaliere, ospedaliero universitarie, ad alcuni Irccs e a Presidi di grandi dimensioni della Asl. Sono dotati di tutte le strutture previste per l’ospedale di I livello e delle strutture per discipline più complesse non previste in questi, tra cui, nel rispetto dei bacini di utenza classificati nel regolamento disciplina per disciplina: Cardiologia con emodinamica interventistica h24, Neurochirurgia, Cardiochirurgia e Rianimazione cardiochirurgica, Chirurgia Vascolare, Chirurgia Toracica, Chirurgia Maxillo-facciale, Chirurgia plastica, Endoscopia digestiva a elevata complessità, Broncoscopia interventistica, Radiologia interventistica, Rianimazione pediatrica e neonatale; devono essere presenti h24 i Servizi di Radiologia con Tac ed Ecografia (con presenza medica), Medicina Nucleare, Laboratorio, Servizio Immunotrasfusionale e altre eventuali discipline di alta specialità.