Continuano le reazioni politiche al nuovo decreto commissariale di riordino della rete ospedaliera. Secondo il consigliere regionale Mimmo Bevacqua “il dibattito in corso sta ancora una volta dimostrando il limite della classe dirigente calabrese. Concentrare il ragionamento sulle mere rivendicazioni localistiche, per carità legittime e condivisibili, senza affrontare il vero tema della discussione, rappresentato dalla inadeguatezza dello stabile ricorso al commissariamento ad acta, rischia di diventare nell’interlocuzione ai vari livelli, non un punto di forza , ma una debolezza.
L’esigenza, ormai non più rinviabile, è ristabilire nella nostra Regione l’ordinarietà e processi democratici a fronte di gestioni commissariali per troppo tempo prorogate, facendo altresì rilevare che l’errore sta nel supporre che in una regione come la nostra, la soluzione sta nell’imporre il decisore democratico.
“I tempi sono maturi per avviare una verifica sulla possibilità , a mio avviso non più rinviabile di abbandonare la gestione commissariale e ripristinare il potere legislativo, di indirizzo politico e di programmazione in capo agli organismi costituzionalmente deputati e a ciò democraticamente eletti dal popolo.
Al Consiglio regionale, quindi e solo ad esso, va ricondotto il ruolo di decidere l’impalcatura legislativa in grado di declinare al meglio il diritto alla salute dei calabresi e operare le scelte più appropriate alla domanda di servizi e presidi sanitari.
Si tratta inoltre di restituire ai processi decisori, quell’umanizzazione indispensabile, a maggior ragione necessaria in un settore come quello della salute. Dovremo farlo – continua Bevacqua – compiendo lo sforzo di coinvolgere nei processi decisori i Sindaci, autentici traduttori della domanda di salute e interpreti delle difficoltà geo-morfologiche, spesso impossibili, che fanno di molti Comuni la più disagiata periferia, del tipo quella montana. Si tratta insomma di ricostituire la rete della solidarietà e tesorizzare i centri del sapere quali le università, le associazioni produttive e l’immenso e variegato mondo del terzo settore”.