ROSSANO «L’atto aziendale che il direttore generale dell’Asp. Raffaele Mauro, ci vuole propinare è criminale. Perché sta aizzando le folle. Che non lo voglia considerare come un problema di ordine pubblico, lui, dovrà pur farlo chi deve, i sindaci e il Prefetto».
«La politica che governa gli enti sovracomunali – dichiara Rapani – sta attuando un progetto chiaro, lucidamente volontario, teso all’impoverimento della fascia jonica cosentina e nello specifico all’hinterland dell’area urbana Rossano-Corigliano. Due città che stanno lavorando sul progetto di fusione dei comuni: un percorso che, evidentemente, fa paura al resto della Regione, per cui non resta altro da fare a certa politica che mettere il bastone fra le ruote con i mezzi che ha. Quindi depauperando il territorio di TUTTI i servizi essenziali. Ma sappiano costoro che il tempo del “divide et impera” è finito!»
«Dopo la soppressione dei treni, la chiusura del tribunale, la chiusura dell’aeroporto di Crotone, è giunto il momento per questi signori, di fare sul serio contro di noi, smembrando anche la sanità e svuotando i reparti ospedalieri di Rossano e Corigliano per rinforzarne altri. Non ci facciamo mancare nulla e così si confeziona ad arte il tridente d’attacco Raffaele Mauro-Mario Oliverio-Massimo Scura, ovvero dg del’Asp, presidente della Regione e commissario regionale alla Sanità. Tre personaggi che con i fatti, e non a parole, stanno dimostrando di essere NEMICI di questo territorio e con loro tutti quelli che presto il fianco come Franco Pacenza, mezzo rossanese, mezzo coriglianese che brama solo per qualche incarichino».
Ernesto Rapani mette il dito nella piaga: «La premeditazione di voler far male a questa terra è qualcosa di inauditamente grave e l’atto aziendale predisposto da Mauro (messo lì dalla politica, tra l’altro incompatibile per problemi legati allo stato salute così come si apprende dalla stampa e sul quale sarebbe in corso un’accurata indagine), con la regia di qualcuno che ancora pensa di essere Giulio Cesare, è delinquenziale. Peraltro va in contraddizione con gli indirizzi regionali che vogliono, o meglio, vorrebbero, usiamo il condizionale, vedere la posa della prima pietra dell’Ospedale della Sibaritide fra qualche mese. Inoltre, se per le politiche sanitarie regionali gli ospedali di Corigliano e Rossano sono considerati come un unico “spoke”, perché separare i due territori con due distretti sanitari distinti? Insomma, si predispone un atto aziendale che separa le due città e con artifici strani, collega Rossano ai paesi albanesi e il basso jonio e Corigliano con la valle dell’Esaro: entrambi i distretti non vantano alcuna contiguità».
Il coordinatore regionale di Fdi-An, ricorda di aver sostenuto, durante l’ultima campagna elettorale a Rossano, la necessità di affrontare subito la delicata questione sanità per imporre solo buon senso. «Avevo proposto, come primo atto qualora fossi stato eletto, di lanciare un messaggio chiarissimo, la convocazione del primo consiglio comunale all’ospedale. E per questi motivi, insieme alla vera opposizione in consiglio, quella senza gli stampellatori seriali, abbiamo richiesto un consiglio comunale monotematico per discutere di sanità, ma dopo tre mesi non è ancora possibile. Per connivenza, mi chiedo, oppure incapacità amministrativa di chi governa Rossano? Un dato è certo: le operazioni di smantellamento del territorio stanno continuando a tamburo battente».
Ernesto Rapani, infine, coglie l’occasione per riverberare una manifestazione di piazza per dimostrare «tutto il nostro dissenso».
«Io, stesso, il comitato delle 100 associazioni per la Fusione, i colleghi consiglieri di opposizione Flavio Stasi e Tonino Caracciolo, abbiamo pensato di organizzare una manifestazione di protesta seria. Propongo, dunque, una riunione operativa con tutte le parti interessate per programmare, a brevissimo, la manifestazione mirata a rivendicare i diritti dei cittadini sacrosantamente sanciti dalla Costituzione e che coinvolga sindaci del territorio, organizzazioni sindacali, scuole, associazioni di categoria, associazioni e cittadinanze».
«Non abbiamo più tempo da perdere – chiosa Ernesto Rapani –. Ci costringono a dover scendere in piazza per lottare a favore dei diritti che ci spettano per legge, non ci tireremo indietro. E sappiano tutti che non indietreggeremo d’un solo passo».
(fonte: comunicato stampa)