Il tema “sbarchi” potrebbe essere introdotto nell’agenda dei lavori della prossima consulta dei sindaci che si terrà nel basso ionio in ottobre, laddove gli amministratori possano assumere l’impegno almeno di discutere della questione, magari provando a coinvolgere, a costo zero, il mondo associazionistico, gli imprenditori, le associazioni di categoria, perché ciascuno delle componenti possa fare qualcosa a sostegno delle operazioni di sbarco. Così facendo si dimostra un minimo di sforzo proprio nei confronti di chi è in stato di bisogno estremo. Invece si preferisce lo scontro a tutti i costi, a tal punto da indurre qualcuno a ipotizzare che tali atteggiamenti siano costruiti ad arte solo per mero impulso mediatico. E siamo sicuri non sia cosi! Abbiamo conosciuto il sindaco Geraci e conosciamo la sua dote umana. Ecco perché ci permettiamo di eccepire una presa di posizione di stampo “populista” che richiama schemi politici da Lega Nord. Tra l’altro, far passare il Comune di Corigliano come una terra che affronta la problematica dei “profughi” attraverso il meccanismo del “dare/avere” sa proprio di ingiustizia. Stiamo parlando di un centro che offre da sempre a stranieri di ogni provenienza ospitalità e lavoro, anche se spesso sottopagato (quest’ultimo aspetto in verità tocca anche gli italiani), dimostrando nei fatti alta integrazione sociale, spirito di aggregazione, solidarietà e sussidiarietà. L’auspicio è dunque il seguente: che i sindaci del territorio correggano il tiro e diano un approccio alla problematica diverso. E’ probabile che nei prossimi mesi l’esodo aumenti e ancora una volta l’area portuale potrà essere interessata da nuovi approdi. Non si possono tollerare affermazioni del tipo “non abbiamo le transenne”, “non riusciamo a farcela con le nostre forze”. E Geraci aggiunge: “è una protesta provocatoria”. Abbiamo noi tutti il dovere di provarci, di nostra iniziativa, a mettere su una macchina organizzativa che prescinda dall’aiuto di un Governo. Almeno provarci. Un sindaco (o più sindaci) ha il dovere di trovare soluzioni. Limitarsi a dire “abbiamo bisogno di fondi” è estremamente riduttivo.
Stiamo parlando di bambini che perdono la vita in mare, di individui che lasciano le proprie terre senza una destinazione. Dall’inizio dell’anno sono giunte a Corigliano cinque navi, per un totale di 1100 profughi, di questi in larga parte trasferiti al Nord. E’ azzardato collegare la vicenda dell’alluvione con gli sbarchi. Sono due momenti differenti. Lasciar passare questo messaggio a livello nazionale è diseducativo, rasenta l’infedeltà dei fatti. L’arrivo dei profughi impegna più o meno, rimanendo larghi, 24/36 ore. Poi tutto torna alla normalità. Eccezion fatta per i minori e la gestione che attiene ai servizi sociali. Meno spettacolo, più umanità.
(FONTE L’ECO DELLO JONIO)