La società Bieco ricorre come atto di autotutela all’autorità giudiziaria. Gravi le affermazioni rese nel corso di un pubblico dibattito. Le procedure sono in regola, l’impianto è ecocompatibile, i giudici confermano la legittimità dell’iter, non è più possibile non difendersi .
Scala Coeli – I vertici della società Bieco, proprietaria della discarica privata di contrada Pipino, non sono più disposti a tollerare infanganti distorsioni della verità. Come già preannunciato nella precedente nota, l’impresa ha dato mandato ai propri legali per porre in essere ogni più idonea iniziativa a tutela dell’immagine e della onorabilità aziendali, quale soggetto economico che opera in un settore delicato e complesso che è quello dei rifiuti e – nel caso di specie – per la conduzione di una infrastruttura di pubblico interesse. Sul punto, è bene chiarire che, così come vale in generale per le opere pubbliche, l’interesse collettivo è preminente su quello privato quando il beneficio è maggiore degli interessi di pochi singoli; se così non fosse, lo Stato non sarebbe giammai legittimato a comprimere i diritti del privato nel perseguimento del superiore interesse collettivo.
Nell’ennesima, pessima piazzata di scena nella comunità di Cariati a opera dei soliti pseudoambientalisti accecati dalla sola discarica Pipino, ecocompatibile e in linea con le normative vigenti, si agitano illazioni e sospetti a cui bisognerà, questa volta, rispondere in sede giudiziaria. La Bieco lo fa come azione di autotutela, per combattere l’approssimazione e la superficialità con cui sono state lanciate accuse gravi e infamanti, senza uno straccio di prova. Si parla, senza cognizione di causa, addirittura di mazzette e di imbrogli (ovviamente omettendo nomi e cognomi)! Si insinua l’ombra lunga del malaffare attraverso la mistificazione, alla presenza di un referente di Legambiente che, dimenticando di svolgere ruoli di Stato di pubblico ufficiale, tiene persino un microfono in mano rendendosi parimenti corresponsabile. E, a fronte di notizie di reato (palesemente inventate!) profferite dalla stessa organizzazione, avrebbe il dovere di attivarsi proprio nell’esercizio delle sue funzioni. Invece, nella qualità di pubblico ufficiale, resta fermo e, da pseudoambientalista quale dimostra di essere, si apre alla cultura del sospetto, organizzando eventi nei quali si avalla la pessima abitudine della maldicenza, della mistificazione e dell’illazione. D’altronde, non potrebbe essere altrimenti, perché non c’è nulla da dire, se non prendere atto che è tutto in regola, così come è stato sancito da una sentenza dello Stato. Non è un caso che, durante l’incontro, un sindaco ha fatto riferimento ad alcune denunce penali presentate in passato senza sortire effetto alcuno, a riprova di come la Bieco abbia sempre agito con trasparenza.
La gravità delle pubbliche dichiarazioni rese da ospiti della serata è aggravata dalla condivisione da parte degli organizzatori, tra cui altre associazioni ambientaliste che ben conoscono il lungo e articolato percorso intrapreso sin dal 2016 dalla società Bieco e che ha trovato il giusto epilogo nella recente pronunzia dei giudici amministrativi. Dal civismo ci si eleva a dare lezioni su chi è chiamato ad esercitare ruoli e competenze in capo a organi dello Stato, attribuendo persino illecite condotte ad alcuni rappresentanti delle istituzioni e pubblici ufficiali che non erano neanche in carica al momento del rilascio degli atti autorizzativi. Siamo di fronte al delirio. È l’ennesima pagina buia di un ambientalismo di facciata che, non a caso, non registra nuove adesioni, per l’ovvia considerazione che la collettività di riferimento ha imparato a discernere chi ama realmente la natura da chi invece vi specula per becero carrierismo, fomentando l’idea fasulla delle discariche zero, quando ormai è fatto notorio che le discariche sono necessarie per gli scarti.
I soggetti in questione dimostrano insomma di essere inclini alla doppia morale: sono destinatari di condanne per falsità materiale in atto pubblico e non disdegnano di appoggiare altri rappresentanti eletti, addirittura contigui a personaggi indagati per smaltimento illecito di rifiuti. Si dilettano nel mestiere del populismo del consenso, sbandierando moralismo “secondo convenienza”, come l’uomo mirabilmente descritto da Esopo. Questi nel suo cammino porta addosso il peso di “due bisacce”; una davanti sul petto, piena dei difetti altrui, e l’altra dietro sulle spalle, quest’ultima imbottita dei suoi vizi e difetti, cosicché – per poter camminare più leggero – cerca di levarsi da dosso quante più pecche possibili, scaricando sempre e solo però il fardello posto davanti a sé, mai quello posto alle spalle …
Come si pensa allora di affrontare l’emergenza? Lo dicano i grandi risolutori da strapazzo! L’utente deve sapere che se la tassa sui tributi è alta, è da addebitare anche agli ambientalisti di facciata. Ancora oggi siamo in emergenza e la società che gestisce il vicino impianto di Bucita non sa dove conferire gli scarti. Spesso le soluzioni si trovano conferendo i rifiuti all’estero con tanto di costi esorbitanti, ovviamente a carico della collettività.
La società Bieco è un’impresa privata e opera nel mercato dei rifiuti da anni, con senso di responsabilità e sacrificio. Si condivide certo l’idea del concepimento di impianti di riciclo, ma si omette di dire che non tutti i rifiuti sono riciclabili; pertanto le discariche si rivelano ancora necessarie. E cosa dire di quei sindaci che invitano i colleghi a chiedere alla Regione Calabria di chiudere la discarica nella consapevolezza di avallare un abuso? La Bieco ha tutte le autorizzazioni in regola e ha sopportato ingenti investimenti. Nella eventualità chi risarcisce? I Sindaci? Legambiente? I patrocinatori dell’odio e del pregiudizio? O si pensa che debbano poi essere sempre i cittadini a risarcire le idiozie propinate da chi farebbe meglio a tacere perché produce solo danni? (Comunicato stampa)