Un’aula vuota e 35 milioni di euro andati in fumo. È questa la sintesi amara di una vicenda che getta nuova luce sul caos dell’emergenza rifiuti in Calabria. Un arbitrato, iniziato e concluso senza che nessuno rappresentasse gli interessi pubblici, ha consegnato una sconfitta bruciante ai cittadini: soldi persi e opere mai costruite.
L’epilogo più incredibile si consuma nel 2008, quando nessuno si presenta in aula per difendere le ragioni della Regione. Un vuoto di rappresentanza che, secondo la Procura della Corte dei Conti, ha trasformato una possibile vittoria in una disfatta per il pubblico. Gli inquirenti parlano di «grave negligenza» da parte di due funzionari: l’avvocato dello Stato Attilio Barbieri e l’ex dirigente Antonio Augruso.
A distanza di oltre un decennio, la magistratura contabile fa i conti. Un danno erariale da 35 milioni di euro pesa sulle spalle dei responsabili. L’indagine evidenzia «inefficienza e disorganizzazione» dell’amministrazione regionale, portando alla luce una gestione frammentata e incapace di tutelare i cittadini.