Scandalo Calabria: 35 milioni evaporati tra opere mai realizzate e silenzi in aula

Un’aula vuota e 35 milioni di euro andati in fumo. È questa la sintesi amara di una vicenda che getta nuova luce sul caos dell’emergenza rifiuti in Calabria. Un arbitrato, iniziato e concluso senza che nessuno rappresentasse gli interessi pubblici, ha consegnato una sconfitta bruciante ai cittadini: soldi persi e opere mai costruite.

Al centro del caso c’è un appalto per la realizzazione di un termovalorizzatore e centri di stoccaggio nell’area “Calabria Nord”. La commessa, aggiudicata nel 2000 dal Commissario per l’emergenza rifiuti, avrebbe dovuto risolvere la crisi nella gestione dei rifiuti. Ma i lavori non iniziarono mai, complici proteste dei Comuni e ritardi nella consegna dei siti. L’Ati appaltatrice fece causa e vinse un arbitrato nel 2007, incassando oltre 30 milioni di euro.

L’epilogo più incredibile si consuma nel 2008, quando nessuno si presenta in aula per difendere le ragioni della Regione. Un vuoto di rappresentanza che, secondo la Procura della Corte dei Conti, ha trasformato una possibile vittoria in una disfatta per il pubblico. Gli inquirenti parlano di «grave negligenza» da parte di due funzionari: l’avvocato dello Stato Attilio Barbieri e l’ex dirigente Antonio Augruso.

A distanza di oltre un decennio, la magistratura contabile fa i conti. Un danno erariale da 35 milioni di euro pesa sulle spalle dei responsabili. L’indagine evidenzia «inefficienza e disorganizzazione» dell’amministrazione regionale, portando alla luce una gestione frammentata e incapace di tutelare i cittadini.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli correlati: