Un gazebo colorato, tanti volantini, sguardi incuriositi e mani tese a informare: così piazza Celi-Curatolo, nel cuore di Schiavonea, si è trasformata per un giorno in un presidio attivo di sensibilizzazione contro il gioco d’azzardo patologico. Un’iniziativa dal forte impatto simbolico e sociale, promossa dal SerD dell’ASP di Corigliano-Rossano in collaborazione con la comunità terapeutica “Il Mandorlo”, con l’obiettivo di rompere il silenzio su una dipendenza ancora troppo spesso sottovalutata ma sempre più diffusa.
Il banchetto, allestito tra la gente, ha offerto materiale informativo, piccoli gadget simbolici e soprattutto ascolto, confronto, parole semplici ma efficaci per sensibilizzare i cittadini su un fenomeno che non riguarda solo chi ne è direttamente coinvolto, ma intere famiglie e comunità. Il gioco d’azzardo patologico, infatti, non è solo un vizio: è una malattia riconosciuta, subdola e progressiva, che erode lentamente risorse economiche, legami affettivi, salute mentale e dignità personale.
Il numero di persone colpite è in continuo aumento, favorito anche dalla crescente diffusione del gioco online, facilmente accessibile e spesso non adeguatamente regolamentato. A esserne vittime non sono più soltanto gli adulti o gli anziani, ma anche giovani e giovanissimi, attratti da false promesse di guadagno facile.
La comunità terapeutica “Il Mandorlo”, impegnata da anni nel campo delle dipendenze, lavora sul territorio accompagnando i pazienti lungo un difficile ma possibile percorso di uscita, fatto di sostegno psicologico, riabilitazione, rieducazione alla gestione della quotidianità e, soprattutto, reinserimento sociale.
La serata è stata un piccolo ma importante segnale di reazione civile, un momento di informazione concreta e visibile, ma anche un invito alla consapevolezza collettiva. Perché contrastare il gioco d’azzardo patologico significa, prima di tutto, creare una cultura della prevenzione, fatta di educazione, dialogo, reti di supporto e soprattutto di presenza sul territorio.
A dimostrazione che il cambiamento può iniziare anche da una piazza, da una conversazione, da uno sguardo in più che non giudica, ma tende la mano.
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