Di FRANCO MAURELLA
Con delibera n. 1.304 del 17 luglio 2015, la Direzione strategica dell’ASP di Cosenza allora in carica (Commissario straordinario dott. Gianfranco Filippelli, Direttore Sanitario dott. Francesco Laviola e Direttore amministrativo dott. Sergio Diego) approvava una proposta di riordino della rete ospedaliera, dove per Trebisacce veniva proposto l’Ospedale di Zona Disagiata e di Frontiera. Ciò a seguito di approfondite analisi sul fabbisogno di posti letto dell’area jonica dove la riconversione del “Guido Chidichimo”, interdetto agli acuti, aveva creato un deserto sanitario che aveva accentuato il grave fenomeno della mobilità passiva, da cui si evidenziava una forte mobilità verso le Regioni limitrofe di Puglia e Basilicata.
Nella proposta, era stato previsto anche il personale minimo necessario e gli step di realizzazione della sala operatoria e delle varie fasi per l’attivazione del presidio ospedaliero da restituire a funzioni e prestazioni per acuti.
IL DECRETO 30 FIRMATO DA SCURA E URBANI. A distanza di circa otto mesi da quella proposta di riordino della rete ospedaliera, arriva il Decreto 30 firmato dal commissario Massimo Scura e dal suo vice, sub-commissario Urbani. Il decreto, tra l’altro, prevede l’istituzione a Trebisacce dell’Ospedale di Area Disagiata. Prendendo in considerazione solo questo aspetto, il consigliere regionale Mimmo Bevacqua commenta: «Era un’esigenza che avevo più volte evidenziato, anche attraverso formali iniziative in sede consiliare, chiedendo una rivisitazione della rete ospedaliera che oggi, con la firma dei decreti del commissario Scura, prende concreta forma».
La soddisfazione di Bevacqua è palese ma lo è ancora di più quella del sindaco Franco Mundo e del presidente del consiglio comunale di Trebisacce, Saverio La Regina, organico alla struttura sanitaria di Trebisacce, dopo aver appreso dallo stesso commissario Scura la decisione di restituire a Trebisacce e all’intero comprensorio un presidio che, come sottolinea Bevacqua, «è assolutamente vitale per quell’area, per troppi anni abbandonata a se stessa e che necessita di servizi sanitari di qualità e sicurezza capaci di porre termine al calvario della migrazione sanitaria».
Più che di area abbandonata a se stessa, per dirla con Franco Pacenza, il decreto Scopelliti aveva creato nell’Alto Jonio cosentino un vero “deserto sanitario”. «La firma del Decreto 30 ‒ evidenzia Bevacqua ‒, che vede anche Acri e San Giovanni in Fiore nel piano ospedaliero delle zone disagiate, è il frutto di un lavoro che ha visto il pieno coinvolgimento degli amministratori locali dell’Alto Jonio cosentino, a cominciare dal sindaco di Trebisacce, Franco Mundo, unitamente all’impegno costante del presidente Oliverio». «Il provvedimento – continua Bevacqua ‒ appare ancor più necessario alla luce delle recenti vicende della Tecnics, le quali devono spingere a un ulteriore impegno per garantire all’intera area jonica ospedali spoke tali da tutelare la salvaguardia dell’incomprimibile diritto costituzionale alla salute dei cittadini».
RIAPERTURA TREBISACCE: MERITO DEI GIUDICI O DELLA BUONA POLITICA. Difficile capire se sulla firma di Scura e Urbani apposta al decreto relativamente all’istituzione dell’Ospedale di Area Disagiata di Trebisacce abbia influito la sentenza del Consiglio di Stato che obbligava Regione e Commissario a riaprire l’Ospedale di Trebisacce, così com’era prima del decreto di riconversione firmato da Scopelliti. A noi piace pensare che la sentenza del Consiglio di Stato abbia avuto il suo peso, ciò anche nel rispetto dell’iniziativa assunta a suo tempo dall’ex sindaco Mariano Bianchi e dell’ottimo risultato ottenuto dal legale di fiducia dell’amministrazione comunale, avvocato Giuseppe Mormandi, ma, al di là di tale aspetto, vorremmo che a prevalere fosse stata la “politica”, come ha sempre auspicato Franco Mundo e, con essa, la consapevolezza che un vasto e disagiato territorio come l’Alto Jonio cosentino non potesse rimanere privato dei livelli essenziali di assistenza.
Il decreto sull’Ospedale di Area Disagiata di Trebisacce fa parte del Piano di riordino ospedaliero regionale e, come tale, dovrà essere approvato dal tavolo di monitoraggio, ex tavolo Massicci, a Roma. Solo dopo, sarà dato mandato all’Asp di Cosenza di restituire funzionalità all’ospedale “Chidichimo” che potrebbe essere dotato di un pronto soccorso h24; di 20 posti letto di medicina generale; di 6-8 posti di osservazione breve intensiva, ovvero la chirurgia in day surgery; della lungodegenza tuttora presente nel presidio così come la dialisi, il laboratorio di analisi e la radiologia. Prima, però, occorrono 500mila euro per ripristinare le sale operatorie.
I GUASTI DEL PIANO SCOPELLITI. Se Trebisacce gioisce per l’istituzione di Ospedale di Area Disagiata, quasi tutti gli altri comprensori calabresi rivisitati con il Decreto 30 protestano violentemente contro Scura che ha la grande capacità di scontentare tutti. A cominciare da Praia a Mare che, come Trebisacce, gode della sentenza favorevole alla riapertura del presidio ospedaliero, per come sancito dai giudici del Consiglio di Stato. Contro il Decreto 30 di riordino della rete ospedaliera regionale, insorge il Partito Democratico che, con il segretario regionale Ernesto Magorno, chiede il ritiro del Decreto Scura-Urbani; insorge la Regione Calabria che, con il presidente Mario Oliverio, invoca un confronto, che non c’è stato, sui temi della sanità ritenuti di competenza dell’organo politico e di programmazione regionale. Il Decreto provoca le dimissioni di 15 primari a Vibo Valentia e l’ira dei sindaci del Tirreno.
Con il senno del poi, possiamo dire che i danni prodotti da Scura sono figli di quelli ancora più gravi commessi dal commissario Giuseppe Scopelliti che per il riordino della rete ospedaliera regionale ha usato la scure tagliando presidi ospedalieri anziché programmare un funzionale utilizzo dell’esistente.
LA CRISI DELLO SPOKE CORIGLIANO-ROSSANO. Nasce dalla chiusura degli ospedali di Cariati e di Trebisacce il problema dell’assistenza sanitaria degli ospedali di Corigliano e Rossano, oggi sofferenti tanto per la carenza di personale quanto per il super lavoro cui sono chiamati medici e paramedici oltre che per l’impossibilità di garantire agli utenti di tutta l’ex Asl n. 3 di Rossano adeguati servizi di assistenza ospedaliera. Con il Piano di rientro di Scopelliti, i due presidi della Sibaritide si ritenevano in una botte di ferro forse non prevedendo che, a lungo andare, la chiusura di Cariati e Trebisacce avrebbe potuto danneggiare anche loro. Nei giorni della protesta, elevata ai massimi livelli, di Trebisacce e Cariati, sono state ben poche le voci a sostegno che si sono levate da Corigliano e Rossano. A complicare la vita dei due ospedali di Corigliano-Rossano è venuta la decisione di Scura di inserire l’ospedale di Area disagiata di Trebisacce con lo spoke di Castrovillari e non con quello di Corigliano-Rossano della cui Asl Trebisacce ha sempre fatto parte. Il rischio reale è che Corigliano-Rossano, venendo a mancare la popolazione dell’Alto Jonio al numero totale degli utenti, possa perdere la qualifica di ospedale spoke. Sarebbe un altro scippo non solo per i territori comunali di Rossano e Corigliano, ma per tutto il comprensorio dell’ex Asl che per decenni ha gestito la sanità nella Sibaritide e nell’Alto e Basso Jonio. Una chiosa finale va dedicata al sindaco di Trebisacce, Franco Mundo, il quale afferma che, con il decreto di istituzione dell’ospedale di Area disagiata, firmato da Scura e Urbani, «viene corretto un grave errore perpetrato ai danni della Città di Trebisacce e dell’intero comprensorio e rappresenta, altresì, una vittoria della buona politica, che ha lottato instancabilmente contro una chiara ingiustizia».