Classe politica distratta dall’evento elettorale del 2016 per il rinnovo del consiglio comunale di Rossano e la elezione del nuovo sindaco. E tutto questo mentre la città crolla a pezzi, soprattutto, dopo la chiusura del tribunale che ha tolto un servizio, un indotto, un prestigio, di notevole entità. E i veri effetti s’inizieranno a notare visivamamente dai prossimi mesi. Talmente alto è l’ego, l’individualismo e l’ingordigia di salire a occupare un posto nel Palazzo che si dimentica la grave e incredibile vicenda che ha caratterizzato la chiusura del presidio giudiziario, dietro la quale si nasconde il vero marcio. E anziché far emerge il “marcio” si pensa allo scontro tra maggioranza e opposizione, tra sindacati e movimenti. Perdendo di vista i due punti sostanziali: tribunale e fusione dei comuni di Corigliano e Rossano calata in un progetto di area vasta. Un territorio che è destinato a morire: alla mancanza di liquidità, alle imprese che chiudono, ai comuni sull’orlo del dissesto, alla forte disoccupazione, si aggiunge il calo verticale delle natalità. Nel mondo della scuola molti plessi perderanno classi, a causa del decremento della popolazione scolastica. E’ a rischio il nuovo ospedale che dovrebbe sorgere a Insiti ( nessuno smentisce ancora la notizia secondo la quale i finanziamenti potrebbero essere dirottati altrove). A fronte di tutto ciò manca una forza politica capace di dare vita con forza a un progetto unitario che rilanci il territorio in una visione di macro area nel contesto regionale e nazionale. Fusione e area vasta, su tutto. I segnali negativi che continuano a pervenire contro la Sibaritide non hanno ancora elevato la giusta consapevolezza che su questi punti occorre sinergia. A Corigliano il livello di discussione è su “chi rompe paga nelle scuole”, a Rossano ora si discute delle dimissioni del consigliere Rapani. Intanto il territorio muore lentamente e nessuno o quasi pone l’accento sulle gravi affermazioni del sindaco di Lamezia Gianni Speranza che pubblicamente ha ammesso di avere avuto un incontro con l’allora sottosegretario Catricalà perché riuscisse a salvare il tribunale di Lamezia. Richiesta poi, evidentemente, soddisfatta. Affermazioni gravi che in uno stato di vero diritto richiederebbero l’intervento della magistratura al fine di fare chiarezza in materia di “ingerenze”. L’intera classe politica del comprensorio tace, ma anche le associazioni di categoria, le organizzazioni sindacali, ecc… non si espongono sui silenzi che ruotano attorno alla denuncia di molti avvocati e del sindaco di Rossano all’attuale presidente del tribunale di Castrovillari depositata da oltre un anno presso la procura di Salerno. A fronte di tutto ciò si preferisce volgere lo sguardo altrove. Paura? Mancanza di coraggio? Forse… Ecco che si preferisce parlare di buche, piazze, cassonetti stracolmi. Se il livello di discussione deve essere questo, forse è meglio dimettersi, tutti in tronco, commissariare per protesta gli enti, in vista di nuove elezioni, a cui sarebbe meglio non presentarsi, considerata l’arroganza di uno Stato silente, che non risponde a nessuno, e che procede come un carro armato. Chiude un tribunale, l’unico in Calabria, nello jonio cosentino e ne riapre uno a Castrovillari, riabilitando la vecchia struttura. Una provocazione non tollerabile, ingiusta. Al sindaco di Lamezia che parla di ingerenze, al senatore Buemi che denuncia l’esistenza di carte false, all’esposto depositato contro il presidente Chiaravalloti di cui nulla si sa, politici, movimenti, sindacalisti, ecc ecc. cosa fanno? Discutono di ordinario… (IL GARANTISTA)