Roma – Una situazione a dir poco esplosiva, quella della Soprintendenza speciale ABAP di Roma, alla quale, per il ruolo strategico che (insieme alla Sovrintendenza municipale) riveste nella tutela dell’immenso patrimonio archeologico, architettonico e artistico della Capitale, bisogna non solo assicurare un dirigente di assoluta qualità ma attribuire al più presto una vera autonomia. Roma, infatti, non può più permettersi di essere una competenza ‘secondaria’ del Direttore Generale ABAP, superiore gerarchico del dirigente della Soprintendenza speciale, soprattutto se si ragiona in termini di “politiche pubbliche di trasformazione urbana”, delicatissime in ogni città d’arte, e si tiene conto dell’incidenza dei flussi turistici (già abnormi e in ulteriore aumento) convogliati verso Roma.
Le macerie dell’ultima fallimentare direzione della SSABAP sono sotto gli occhi di tutti ma alla gestione ‘discrezionale’ dell’Ufficio da parte dell’arch. Prosperetti si aggiunge l’aggravante che la divisione dei beni tra gli Istituti creati dalla “Riforma Franceschini”, prevista entro il 2017, a Roma come in gran parte del Paese non è avvenuta.
Per fare qualche esempio delle conseguenze, il Servizio Catalogo non è stato attivato e le migliaia di reperti trovati negli ultimi tre anni in area urbana non sono stati inventariati né catalogati. Si tratta di oggetti che, non potendo più entrare nei depositi del Museo Nazionale Romano, sono oggi sparsi in magazzini di fortuna in giro per la città, e senza che li si possa restaurare per carenza di spazi adeguati, dal momento che anche i laboratori (come gli archivi storici) erano nelle sedi museali, in passato gestite dalla Soprintendenza Archeologica di Roma.
Al contempo, documentazione e reperti degli scavi condotti fino al 2016 sono di fatto indisponibili agli archeologi della SSABAP, ridotti ad una quindicina appena (!), che ne avrebbero invece bisogno per poter sbrigare l’enorme mole di pratiche autorizzative di loro competenza, poiché si occupano dell’intero territorio capitolino. Il Museo Nazionale Romano, anche per i rapporti personali non sempre idilliaci fra i dirigenti dei diversi Istituti, attua una malintesa musealizzazione che sottrae quei reperti persino agli addetti ai lavori, oltre a curarne la valorizzazione solo a parole. E tutto in barba alla pretesa semplificazione della vita dell’utente post-riforma, sbandierata ovunque dal Ministro Franceschini come giustificazione alla sciagurata separazione tutela-valorizzazione e all’accorpamento delle Soprintendenze di settore.
Come sempre Roma vive e accentua fino alla deformazione i mali del sistema Paese. La si doti al più presto di una Soprintendenza ABAP che, oggettivamente speciale per la peculiarità e la delicatezza dei suoi compiti, sia all’altezza dei rischi e delle sfide che pone la città eterna. La si affidi a persona d’esperienza, oltremodo competente sul piano tecnico e di comprovata moralità, altrimenti si indurranno i cittadini a convenire con la caustica affermazione di Andy Warhol secondo (Comunicato stampa).