È un nuovo e accorato Sos, quello odierno a firma del Movimento del Territorio, formazione politica guidata dall’ex sindaco Pasqualina Straface, a seguito di un’accurata disamina della situazione vigente all’interno del locale presidio ospedaliero. Non è certamente da oggi che il già primo cittadino di Corigliano s’interessa delle problematiche afferenti il comparto sanitario, ma oggi le questioni portate all’attenzione delle preposte istituzioni rappresentano delle vere e proprie priorità poiché si verificano in un periodo così complicato qual è quello che tutti stiamo vivendo.
“È quanto mai opportuno che il reparto di Chiurgia dell’ospedale “Compagna”, e lo stesso discorso vale anche per il servizio di Urologia, torni a ricoprire quelle che sono le sue originarie funzioni di vitale importanza per la comunità coriglianese. Il suddetto reparto – dichiarano dal Movimento del Territorio – è stato difatti esautorato nell’ultimo periodo, a seguito di decisioni d’accentramento nell’ospedale “Giannettasio” di Rossano, svilendo la professionalità del personale medico e paramedico, al quale esprimiamo la nostra incondizionata stima e fiducia. Che senso ha, ci chiediamo, avere un reparto esautorato nei suoi compiti, dove gli interventi chirugici sono sospesi? Nonostante l’emergenza coronavirus, purtroppo, tutte le altre patologie delle quali sono affetti numerosi nostri concittadini non si sospendono d’incanto, ma imperterrite proseguono e necessitano, pertanto, delle opportune cure mediche e della necessaria assistenza ospedaliera. Inoltre, come già ribadito nei giorni scorsi, data la notevole richiesta d’intervento alla quale tutti i reparti devono rispondere, per di più in questo concitato e tormentato periodo, è quanto mai opportuno che venga assicurata la presenza attiva di più medici anestesisti (almeno due presenze fisse al mattino più una reperibile), in modo che gli stessi possano agire senza difficoltà e con assoluto tempismo qualora si presentino contemporaneamente una situazione operatoria ed una situazione di pronto intervento. La reperibilità, che prevede che il medico intervenga nel tempo di 30 minuti, non assicura, purtroppo, la rapidità d’azione in tutte quelle situazioni di necessità ed urgenza che stanno continuando a verificarsi nello Spoke cittadino e che i nostri medici, con estrema dedizione e spirito di sacrificio, stanno affrontando. Questi sono i problemi che vive quotidianamente la gente comune e che meritano, al di là dei colori politici d’appartenenza, di essere affrontati e definitivamente risolti nel migliore dei modi”. (comunicato)