I FATTI Secondo la prospettazione accusatoria, che ha trovato conferma nell’esito dei due gradi di giudizio, i fatti oggetto del procedimento avrebbero avuto inizio sin dal mese di marzo 2014. La ventunenne avrebbe subito una serie di atti lesivi della propria integrità psicofisica, perpetrati sia durante la relazione sentimentale con il 26enne (i due erano fidanzati) sia dopo aver deciso di interrompere la storia. Nello specifico, alla ragazza sarebbe stato impedito di uscire con altre persone, persino con la madre, mentre venivano controllati tutti i suoi movimenti. Non solo. La giovane sarebbe stata picchiata per futili motivi e finanche costretta, tramite minacce, a dimettersi dal posto di lavoro. Una situazione che è andata avanti finché la ragazza, stanca dei continui soprusi, ha denunciato tutto alle forze dell’ordine che hanno poi tratto in arresto il 26enne A.D.
IL PROCESSO Ritenuto penalmente responsabile, in primo grado il giovane è stato condannato a nove mesi di reclusione dal Tribunale di Castrovillari. Condanna ora confermata anche dai giudici della Corte d’Appello di Catanzaro all’esito del giudizio di secondo grado.
(comunicato stampa)