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Un Piano al quale il presidente Occhiuto il 24 ottobre aveva dato serenamente un bel parere positivo, evidentemente non sapendo nemmeno di cosa si trattasse, e per il quale da mesi ora si prova, spinti dai comuni, con imbarazzo, a “mettere le pezze”.
Fatta questa premessa, in attesa delle specifiche normative, è importante sottolineare che salvare le opere pubbliche e private “avviate” senza una rivisitazione complessiva dei quadranti interessati rischia di trasformarle in cattedrali nel deserto. Si tratta, per altro, di una considerazione ovvia non solo dal punto di vista dello sviluppo urbanistico, ma anche del rischio idrogeologico: se realizzo un asilo finanziato con il PNRR devo poter realizzare servizi ed infrastrutture in sicurezza, altrimenti anche l’opera stessa perde di valore.
Inoltre, sia nella comunicazione della Regione Calabria che in alcune comunicazioni dell’Autorità di Bacino, si fa riferimento a studi idrogeologici per svincolare la aree vincolate dal PAI, che sarebbero a carico dei proprietari, pubblici e privati: in pratica loro sbagliano a vincolare l’area e noi paghiamo gli studi per svincolarla?
Infine è necessario tutelare chi ha avviato il faticoso percorso delle pianificazioni, come i Piani Strutturali o come i Piani Spiaggia, portati quasi a termine, come nel caso del PSA della Sibaritide con anni di lavoro – e con tavole idrogeologiche aggiornate – che questo Piano rischia di cestinare senza ragioni solide. Auspico, dunque, che questo sia solo il primo passo e che, per evitare ulteriori cattive figure, si coinvolgano i Comuni prima dei pareri e non dopo.