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Stato di agitazione per la mensa ospedaliera: denunce e sciopero passivo dal 17 marzo

L’Unione Sindacale di Base (USB) di Cosenza ha ufficialmente proclamato lo stato di agitazione contro la gestione dell’appalto della mensa ospedaliera, affidata alla società Ladisa Ristorazione. Secondo il sindacato, l’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza non sta vigilando adeguatamente né sulla qualità del servizio né sulle condizioni dei lavoratori impiegati.

Il centro cottura è nell’ospedale Spoke di Corigliano-Rossano ma è gestito da Ladisa Ristorazione che ha in appalto il servizio mensa. Da Rossano il cibo viene consegnato circa tre volte a settimana presso tutti gli ospedale spoke della provincia.

Un incontro acceso in Prefettura

Il 3 marzo 2025, presso la Prefettura di Cosenza, si è svolto un incontro per affrontare la questione, alla presenza del Capo di Gabinetto della Prefettura, dottor Di Martino, e del responsabile delle relazioni sindacali di Ladisa, Giuseppe Irpinio. Tuttavia, secondo l’USB, il confronto si è rivelato un’occasione persa: “Abbiamo assistito a un atteggiamento ostile e di chiusura sia da parte dei rappresentanti della Ladisa sia della Prefettura stessa, che sembrava più incline a difendere l’azienda che a garantire un confronto equo” ha denunciato il sindacato.

Inoltre, l’USB ha evidenziato un’irregolarità nell’organizzazione dell’incontro: “Ci è stato comunicato un anticipo dell’orario della convocazione solo all’ultimo minuto, senza alcuna comunicazione formale. Un comportamento che denota scarsa trasparenza e poca considerazione per i lavoratori che rappresentiamo”.

Le denunce dell’USB: pasti scadenti e diritti violati

L’USB ha denunciato una serie di problematiche gravi legate alla gestione della mensa ospedaliera:

  • Qualità scadente dei pasti, spesso consegnati prossimi alla scadenza e inadeguati per i degenti;

  • Pratiche vessatorie nei confronti dei lavoratori, con particolare accanimento sui sindacalizzati;

  • Politiche retributive ingiustificate e utilizzo improprio degli ammortizzatori sociali;

  • Mancata trasparenza nella gestione economica, con trattenute sui fondi destinati ai lavoratori.

L’USB ha puntato il dito contro l’uso improprio dei contratti di solidarietà, scaduti da tempo, che continuerebbero a creare difficoltà economiche per i dipendenti. “Com’è possibile che un’azienda che ha chiuso il bilancio 2023 con un utile del +75% e acquisizioni milionarie, possa ancora usufruire di ammortizzatori sociali?” si chiede il sindacato, lamentando l’assenza di un controllo efficace da parte delle istituzioni.

Accuse e minacce di delegittimazione

Durante l’incontro in Prefettura, il responsabile delle relazioni sindacali di Ladisa, Giuseppe Irpinio, avrebbe adottato toni aggressivi, tentando di delegittimare l’azione sindacale dell’USB e insinuando l’esistenza di un complotto imprenditoriale dietro le loro denunce. Ma la situazione più grave, secondo il sindacato, è stata la mancata verbalizzazione delle sue dichiarazioni da parte del funzionario prefettizio: “Alla nostra richiesta di riportare per iscritto le affermazioni fatte in sede ufficiale, la Prefettura si è rifiutata. Un atteggiamento inaccettabile, che conferma la tendenza a proteggere gli interessi aziendali piuttosto che i diritti dei lavoratori.

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