Telefono e droga a Corigliano Rossano: blitz penitenziario svela contrabbando nascosto

La polizia penitenziaria ha portato a termine un’importante operazione nel carcere di Corigliano Rossano, dove sono stati rinvenuti 30 telefoni cellulari e una quantità significativa di sostanze stupefacenti, abilmente nascosti in un luogo strategico. Questo nuovo intervento sottolinea, ancora una volta, la criticità legata ai contatti con l’esterno, una problematica che continua a rappresentare una sfida per gli istituti penitenziari italiani.

L’operazione: come si è arrivati alla scoperta

Gli agenti della polizia penitenziaria, grazie a un lavoro meticoloso di intelligence e perquisizioni mirate, hanno individuato i cellulari nascosti all’interno di una zona riservata e difficilmente accessibile del carcere. La loro posizione era stata accuratamente scelta per sfuggire ai controlli di routine. I telefoni, secondo quanto emerso, erano destinati ad essere utilizzati da più detenuti, ma solo previo pagamento a chi li deteneva. Questo sistema non solo alimentava un mercato nero interno, ma creava anche un pericoloso collegamento tra il carcere e l’esterno, favorendo eventuali attività illecite.

Il problema dei contatti con l’esterno

Nonostante i rigidi controlli, il problema del mantenimento dei contatti tra detenuti e mondo esterno rimane una questione irrisolta. I cellulari ritrovati rappresentano un mezzo diretto per comunicare con l’esterno, aggirando i canali ufficiali e sfuggendo alla sorveglianza delle autorità penitenziarie. Questo fenomeno non è isolato: in molti istituti di detenzione, i detenuti utilizzano mezzi sempre più sofisticati per stabilire collegamenti con l’esterno.

Una delle tecniche più in voga negli ultimi tempi è l’uso dei droni, utilizzati per recapitare oggetti vietati all’interno dei penitenziari. Questi dispositivi volanti, difficili da individuare e intercettare, rappresentano una sfida tecnologica e logistica per le forze di sicurezza.

Gli effetti del contrabbando sui detenuti e sul carcere

L’introduzione di oggetti proibiti, come telefoni cellulari e droga, crea tensioni all’interno del carcere e alimenta dinamiche di potere tra i detenuti. Chi gestisce il controllo di questi beni acquisisce una posizione di privilegio, esercitando un’influenza significativa sugli altri. Questo squilibrio rischia di compromettere l’ordine e la sicurezza dell’intero istituto, rendendo ancora più difficile il compito della polizia penitenziaria.

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