Il sindaco di Trebisacce Francesco Mundo ha sottoscritto l’appello allo Stato perché venga rigenerato il territorio in modo da alleviare i danni del terremoto. La terra continua infatti a tremare e, secondo quanto sostengono gli esperti, continuerà ancora a farlo al Nord, al Centro e al Sud e quindi in Calabria che è la regione più sismica d’Italia. Da qui l’appello al Presidente della Repubblica, ai presidenti di Camera e Senato, al presidente del Consiglio ed a tutti i Ministeri competenti lanciato dal Rettore Unipegaso-Direttore della Scuola di Rigenerazione Urbana e sottoscritto dal sindaco di Trebisacce Francesco Mundo e da altre personalità del mondo accademico, culturale e politico, affinchè lo Stato attivi un Piano di Rigenerazione del territorio.
TERREMOTO, MUNDO: POSSIAMO CONTRASTARLI
«No, non dobbiamo affatto rassegnarci a quello che sembra un inevitabile destino, perché sappiamo esattamente cosa dobbiamo fare prima, e cioè mettere in sicurezza il territorio contro gli effetti dei terremoti. Terremoti che non potremo mai prevedere ma che potremo contrastare e fare in modo che le case, le scuole, i presidi sanitari, i municipi, le chiese, le aziende, il patrimonio artistico non vengano distrutti. E sappiamo anche come fare. Lo sanno – si legge ancora – i sismologi, i geologi, gli ingegneri, gli architetti, gli urbanisti, gli storici, gli economisti, le imprese e lo sanno e lo dicono da moltissimo tempo ma inascoltati, perché di fronte alla terra che trema lo Stato, il Parlamento, il Governo, i Ministeri e le Regioni forniscono risposte inadeguate ad affrontare alla radice questo enorme e ineludibile problema».
Secondo i firmatari dell’appello è dunque necessario un Piano di rigenerazione che metta in sicurezza i nostri territori, un Piano che deve camminare in parallelo con la macchina dei soccorsi e delle ricostruzioni perché è altra cosa, è una intelligente prevenzione.
«Ci vorranno 20 anni o forse più, – concludono i sottoscrittori dell’appello allo Stato – e serviranno 100miliardi o forse più per mettere in sicurezza il nostro Paese, ma è quello che va fatto. E subito».