«Il rilancio del sistema delle imprese passa attraverso scelte orizzontali, che riguardano l’innovazione, la specializzazione produttiva, la formazione, una politica interna di coesione che mobiliti i big player dell’industria nazionale in un programma cooperativo con le imprese del Mezzogiorno. E, se vogliamo essere veramente convincenti, dobbiamo insistere anche sul delicato argomento del vantaggio fiscale per gli investimenti diretti esteri: detassazioni, aliquote ridotte, zone economiche speciali». Lo afferma in una dichiarazione il senatore Antonio Gentile, sottosegretario allo Sviluppo economico. «Il contributo in conto capitale – prosegue Gentile – non rappresenta più un volano sufficiente, specie per quelle grandi imprese che sono capaci di autofinanziare gli investimenti con mezzi propri o mediante il ricorso al mercato del credito, e non intendono affatto sottoporsi alla via crucis dei bandi o dei contratti di sviluppo. Dall’epoca della famosa legge 488 del 1992, che ha erogato, tra il 1996 e il 2003, l’equivalente di 16 miliardi di agevolazioni a circa 28.000 imprese (dati della Banca d’Italia), ci siamo resi conto che immettere fiumi di denaro per sostenere investimenti industriali non era sufficiente a generare una struttura produttiva stabile, duratura e autopropulsiva».
«Per quanto Unioncamere documenti un leggero aumento del numero di nuove imprese – sostiene ancora il sottosegretario Gentile – una analisi più attenta del dato ci mostra come la più elevata mortalità aziendale, con un saldo strutturalmente negativo, si manifesta nei comparti delle costruzioni e del manifatturiero, che hanno perso centinaia di migliaia di addetti, anche nel Mezzogiorno.