Nel carcere di Corigliano Rossano, un detenuto di 34 anni di origine nordafricana ha compiuto il gesto estremo del suicidio, impiccandosi all’interno della sua cella nel padiglione di media sicurezza. Nonostante le immediate azioni intraprese per soccorrerlo, il detenuto, condannato a scontare una pena residua di un anno, non è stato possibile salvarlo.
Il tragico episodio ha visto l’uomo utilizzare un rudimentale cappio, approntato presumibilmente con le lenzuola a sua disposizione. Questa drammatica situazione mette in luce la complessità delle dinamiche all’interno delle strutture carcerarie, anche in contesti considerati di media sicurezza.
Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del Sappe, e Francesco Ciccone, segretario regionale, sottolineano che, annualmente, la polizia penitenziaria è chiamata a intervenire in circa 1700 tentativi di suicidio da parte dei detenuti. Tuttavia, in questo caso specifico, nonostante gli sforzi immediati e ogni possibile iniziativa per rianimare il detenuto, la tragedia è stata inevitabile.
Questo evento tragico pone l’attenzione sulla necessità di continuare a migliorare le condizioni all’interno delle carceri, non solo dal punto di vista della sicurezza fisica, ma anche riguardo alle misure preventive e agli interventi per la salute mentale dei detenuti.