di MATTEO LAURIA
È richiesto in questa fase un atto di coraggio, di tutti, nessuno escluso, “schiena dritta” per difendere e tutelare dignità e orgoglio territoriale. E chi se non gli uomini e le donne che incarnano le prime istituzioni dovrebbero rendersi interpreti di ciò?
È stata organizzata nei giorni scorsi una manifestazione di protesta dal Gruppo d’Azione per la Verità a Roma che ha previsto due tappe: la prima in Piazza Indipendenza sotto il Consiglio superiore della Magistratura, a chiedere motivazioni circa il perché non siano state avviate inchieste giudiziarie al fine di fare piena luce sui misteri che circondano questa amara vertenza ancora senza risposte a distanza di ben quattro anni; la seconda in Piazza Montecitorio. Sin dall’inizio, sono stati coinvolti tutti i sindaci del territorio, sotto la giurisdizione dell’ex circoscrizione dell’ex tribunale di Rossano. All’appello hanno risposto i sindaci di Crosia, Paludi, Caloveto, Cropalati, Calopezzati, Longobucco, Pietrapaola. Il Comune di Corigliano ha partecipato solo nella fase iniziale, alla prima riunione organizzativa, dove peraltro il vicesindaco Franco Oranges si era reso promotore di una integrazione da proporre a una mozione che le amministrazioni si erano impegnate a portare in Consiglio comunale. Una singola apparizione, poi l’ente si è dato alla macchia.
A Roma sono mancate le fasce tricolori delle amministrazioni di Cariati, Corigliano, Mandatoriccio, Campana, e qualche altro singolo comune. Possibile che non vi fosse, in caso di impedimento del sindaco, la disponibilità di un delegato a rappresentare l’ente di appartenenza? Un’assenza che ha indebolito la vertenza anche agli occhi di chi ha osservato attentamente e con grande interesse una manifestazione che ha sortito effetti significativi e di straordinario rilievo.
Sin qui, solo l’amarezza di un mancato sostegno. Ma cosa fanno nelle ultime ore gli assenti? Si scoprono rivoltosi. Tra questi, qualche organizzazione sindacale, di cui si omette il nome per il rispetto che si nutre verso la sigla. L’aspetto grave è che tali singoli soggetti non parlano a titolo personale ma si fregiano delle cariche che ricoprono, esercitando una forzatura nelle funzioni di rappresentanza.
Costoro attaccano con fare astratto certa stampa, rea di aver fatto rilevare l’importanza del momento e del comportamento assunto da alcuni amministratori che vanno in controtendenza alle esigenze dei cittadini.
Tra manifesti murali e comunicati stampa, emergono contenuti con poco merito e tanti attacchi personali. Tutto questo non è ammesso quando si tratta di “comunicazione istituzionale” che, forse, si confonde con la “comunicazione politica”. Evidentemente, i limiti dell’ignoranza settoriale non hanno confine. Come può un ente pubblico offendere la professionalità di privati siano essi giornalisti, avvocati o commercialisti?-
La comunicazione istituzionale è decisamente altra cosa. Più volte è stata ribadita la necessità di attenersi al merito delle questioni, e di evitare attacchi personali, ma nulla. L’uso disinvolto delle postazioni pubbliche (pagate da noi tutti cittadini) e l’arroganza prevalgono inesorabili. Una reazione davvero spropositata, fuori luogo, tipica di chi non ha più il controllo di se stesso. D’altronde, cosa si è rilevato o cosa s’invocava? La presenza e la partecipazione di tutte le componenti in campo a fronte della richiesta di giustizia per i metodi loschi che si celano dietro la chiusura del tribunale di Rossano. È un fatto etico!§
Meglio stendere poi un velo pietoso sulla stessa sigla sindacale che ai tempi della paventata chiusura del tribunale di Castrovillari mise a disposizione dei pullman a titolo gratuito. Sul caso Rossano, invece, a parte qualche sporadica dichiarazione che lascia il tempo che trova, il contributo lo ha utilizzato per affiggere manifesti e attaccare sul piano personale chi esercita liberamente il diritto di critica, propositiva, scevra e lontana da volgarità. In linea, qualche amministratore che si è anch’egli adagiato al linguaggio squallido proprio di una grezza classe dirigente.
Tuttavia, lor signori avranno tempo e modo di dimostrare tale millantato attaccamento alla questione del tribunale di Rossano. Sono previste nuove azioni di lotta, fino a quando gli Organi dello Stato non daranno risposte serie sull’alterazione dei criteri adottati nel famoso gioco delle “tre carte”, dove ‒ è arcinoto a tutti ‒ doveva cadere uno dei tribunali della provincia di Cosenza tra Rossano, Paola e Castrovillari. E si è scelto Rossano. Perché?
I sindaci hanno assunto l’impegno (inclusa l’amministrazione di Corigliano) di portare in Consiglio comunale una mozione, integrandola con i gravi dubbi che insistono sul caso. E qualche sindacato parolaio sarà messo nuovamente alla prova. Secondo quel che emerge, è prevista una nuova azione di protesta a Roma. E questa volta sotto il Quirinale. Liberi di non condividere l’azione di lotta intrapresa, ma non si dica che si è in prima linea in questa vicenda.
Infine, l’anomala presa di posizione dei sindaci presenti alla manifestazione di Roma, i quali solidarizzano con i colleghi assenti per gli attacchi ricevuti, giustificatisi per impegni precedentemente assunti. Come è noto, se manca un sindaco si può delegare un vice, un assessore, un presidente di consiglio, un consigliere comunale. Si trattava, d’altronde, di un atto di rappresentanza.
Altro scivolone è l’aver scritto della presenza di conflitti tra i sindaci dello Jonio. Dove? Quando e chi? Non si sa.