di MATTEO LAURIA
In riva allo Jonio, ci si attrezza a tutto a questo, lo si fa alla solita maniera, in silenzio, così da essere costretti a subire decisioni già assunte con tanto di autorizzazioni ministeriali. Il consueto “bubbone” piazzato da chi vive solo in subordine al denaro e non manifesta alcun amore per la propria città. Non vuole essere il solito populismo, ma, secondo quanto emerge, sul tavolo del commissario straordinario del Comune di Rossano Aldo Lombardo sarebbe giunta una sequela di richieste da parte di albergatori pronti a “ospitare” i migrati sbarcati sulle coste.
Posta così, verrebbe da pensare che sia forte nella popolazione un alto senso di accoglienza. Cosa che nessuno mette in dubbio. Anzi. Siamo sicuri che i proponenti lo facciano proprio perché spinti da una cultura vera d’integrazione.
Il costo a testa è di 35 euro. E, in casi di difficoltà economica, sono quattrini che fanno gola. Soprattutto in periodi di crisi.
Il problema è che in una città che inizia a guardare oltre attraverso gli eurofinanziamenti legati alla presenza del Codex, di recente riconosciuto patrimonio Unesco, diventa improponibile sotto il profilo turistico tradurre centri di ricezione in ostelli per migranti. Sarebbe un suicidio economico di non poco conto.
Il commissario Lombardo, infatti, pare essersi posto di traverso: non è affatto favorevole a un indirizzo del genere, che minerebbe la vocazione naturale del territorio. Sì all’accoglienza, ma con un approccio diverso.
Un modello da seguire con attenzione è il Comune di Riace, nella Locride, dove circa 400 migranti vivono tranquillamente in abitazioni abbandonate da residenti oggi trasferiti al Nord. Due i risultati immediati: capacità di manifestare solidarietà concreta, da un lato, rivitalizzazione del centro storico, oggi sempre più abbandonato, dall’altro.
Nel 2015 si sono moltiplicati gli sbarchi presso il porto di Corigliano, con tanto di polemica e disagi nella fase non solo organizzativa ma anche di dislocazione dei profughi. Gente affamata, senza un pasto caldo, sbarcati nella Piana di Sibari con la speranza di trovare pace. Un’ondata umana frutto della guerriglia tunisina e della rivoluzione in Libia. Un esodo difficile da gestire.
In Italia, in larga parte, tutto questo è stato tradotto in raggiro, in truffe, in arricchimenti impazziti tra albergatori spregiudicati e cooperative senza scrupoli. E nella lotta ad accaparrarsi un bambino. Vecchia storia, che trova riscontro nella realtà.
Attorno a questa emergenza, si annida il vizietto della percezione di fondi, bypassando le procedure previste solitamente per l’ordinaria amministrazione.
Oggi prende corpo il “mercato dei rifugiati”. Gli albergatori fiutano l’affare, e tentano la carta. La retta riconosciuta dallo Stato stabilisce un rimborso di 40 euro al giorno per il vitto e l’alloggio (6 euro sono destinati all’assistenza). È inutile sottolineare che il “malloppo” non lascia insensibili neanche i “manovratori” della solidarietà. Che sono tanti, si mimetizzano, e riescono a intercettare flussi di denaro da capogiro, giustificandoli con rendicontazioni fasulle. È l’Italia dei “furbetti”, i quali trovano facile sponda nell’eccessivo garantismo dell’attuale ordinamento ma, soprattutto, trovano agganci collaborativi nelle istituzioni. Queste, sì, sempre più inquinate.