Corigliano Rossano – Nell’Arcidiocesi Rossano-Cariati, tra ettari di aranceti e limoneti, esiste un fenomeno infelice che riguarda non solo gli immigrati ma anche molti italiani che per racimolare qualche soldo sono costretti a lavorare in nero e a essere sfruttati da persone senza scrupolo. Il territorio ricompreso nell’area della Arcidiocesi di Rossano-Cariati, composto da 19 comuni con 56 parrocchie, per una popolazione residente di 139.000 abitanti, è a forte vocazione agricola ed è interessato dal lavoro stagionale, riferito a raccolte specifiche di agrumi, con flussi migratori di lavoratori provenienti dal Nord Africa e dai Paesi dell’Est Europa. Alcune organizzazioni di categoria hanno stimato che nei mesi invernali la presenza dei lavoratori stagionali migranti è nel numero di circa 12.000 unità nella sola zona afferente alla Piana di Sibari. Di questi solo la metà sono iscritti regolarmente nelle anagrafi comunali. Questa tipologia di lavoratore ha prodotto una differenza nel trattamento retributivo agricolo locale favorendo di fatto il lavoro nero e agevolando l’acquisizione fraudolenta di benefici previdenziali di falsi braccianti agricoli, per non parlare poi del cosiddetto fenomeno del Caporalato.
Tale fenomeno è una forma illegale di reclutamento e organizzazione della mano d’opera, spec. agricola, attraverso intermediari (caporali) che assumono, per conto dell’imprenditore e percependo una tangente, operai giornalieri, al di fuori dei normali canali di collocamento e senza rispettare le tariffe contrattuali sui minimi salariali. Un fenomeno che ha assunto negli ultimi 25 anni caratteristiche nuove in relazione al fatto che molti braccianti e caporali sono di origine non italiana e rappresenta uno dei nodi principali della nuova «questione bracciantile», cioè della condizione drammatica in cui vivono e lavorano decine di migliaia di lavoratori stranieri nelle campagne. Si rischia di considerare il caporalato come un fenomeno endemico del sud Italia ma in realtà coinvolge molte altre regioni: dalla Lombardia al Piemonte, l’Emilia Romagna, la Toscana, i territori della Campania, la Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia.
“Abbiamo messo piede sulla Luna, trovato vaccini per contrastare malattie mortali che ormai sono curabili, sconvolto la fisica con le collisioni tra particelle al Cern di Ginevra – dice Giovanni Fortino direttore dell’Ufficio Migrantes – ma c’è chi ancora muore di lavoro, che sia straniero o italiano, uomo o donna”.