di SERAFINO CARUSO
Rossano al ballottaggio: tra Mascaro e Rapani, per il momento vince l’incertezza. Non c’è, almeno apparentemente, un favorito tra i due. La caccia al voto è iniziata, e i sistemi adottati rasentano l’ortodossia, per usare un eufemismo. L’obiettivo è raccattare il voto degli indecisi. I candidati a sindaco esclusi dal ballottaggio formalmente si chiamano fuori dalla mischia e dalla partigianeria, in realtà c’è chi strizza l’occhio. E le ragioni non sono né politiche né programmatiche, ma oscillano tra il baratto e il tentativo di bloccare qualche carriera. Altro che appelli alla libertà di voto! Prevalgono, anche in questo caso, le solite dichiarazioni di facciata, almeno per alcuni. Un dato è certo: il ballottaggio si distingue dal primo turno per una serie di motivazioni tra cui l’astensionismo, sicuramente destinato ad aumentare. Altro dato da tenere in considerazione è la libertà di voto. Ci sono candidati a sindaco (gli esclusi) che, maldestramente, ritengono di muovere preferenze tante quante quelle incassate al primo turno. Senza alcun dubbio, si tratta di un millantato credito! L’elettore, al ballottaggio, solitamente si sgancia da determinati meccanismi e si sente libero di esprimere la preferenza in base al proprio convincimento. Ciò che riescono a gestire taluni sono esclusivamente i voti dei fedelissimi. Tutto questo alimenta i dubbi su chi, dei due, potrà essere il futuro sindaco della città. C’è chi poi tenta di alzare il prezzo alimentando il proprio potere contrattuale. C’è poco da fare: la politica è ancora vista non tanto come interesse prevalente della comunità, ma come merce di scambio per favorire appetiti personali. Piccoli uomini, irresponsabili, che non hanno ben compreso l’attuale situazione di emergenza che vive la città. A un passo dalla dichiarazione di dissesto finanziario. E invece si bussa alla porta con la solita formuletta: «Che mi dai?». Si tocca il fondo. La corsa al Palazzo è ossessionante per taluni. Si è capaci di sottostare a patti con il diavolo pur di raggiungere l’obiettivo. A fronteggiarsi sono due candidati, Stefano Mascaro ed Ernesto Rapani, bocciati dalle loro stesse liste. Ancor di più Mascaro, colpito dal fenomeno del voto disgiunto con percentuali preoccupanti. La settimana che si è appena conclusa ha tracciato il solco dell’infamità, delle bassezze, dell’inciviltà. Una brutta pagina per la storia e per le tradizioni storico-culturali della città. Attacchi subdoli, senza precedenti, attraverso i soliti colpi bassi, tipici di chi vive e si nutre di viltà. Gli strumenti per intercettare il consenso sono ben altri, non certo il dileggio. L’auspicio è che sin dall’immediato futuro possa svolgere un ruolo importante la magistratura. A Rossano si è caduti troppo in basso.
E, d’altronde, chi ha bisogno di infangare per affermarsi dimostra i gravi e i tanti limiti nel saper convincere l’elettore attraverso le idee e i progetti. Grave l’aver innescato la cultura becera del “O con me o contro di me”, che mette molti in imbarazzo.
Per chi voteranno gli elettori di Caputo, Antoniotti, Acri, Stasi e Caracciolo? Per Mascaro o Rapani? Nessun calcolo è stato consentito in questa campagna elettorale inedita volta al termine. I trasversalismi hanno avuto la meglio. Destra e sinistra si sono mescolati senza alcun senso del pudore. Per vari motivi. Rispettabili. Le ideologie sono cadute. Queste alcune prese di posizione. Caracciolo: “Non abbiamo stretto patti, accordi, alleanze con nessuno dei due candidati”. Noi con Salvini è per il non-voto: “Se uno dei due candidati rimasti ci rispecchiasse, avremmo deciso di votarlo già da qualche tempo e schierarci al suo fianco per il voto del 5 giugno scorso”. Caputo si dichiara formalmente equidistante da tutti. Stasi ha detto di non andare a votare, ma ha lasciato ampia libertà di farlo o meno ai suoi elettori. L’Udc ha rotto gli indugi e si è schierato apertamente con Mascaro. Libertà di scelta data anche al popolo 5 Stelle da Acri. Antoniotti ha mantenuto la sua linea: “Distinti e distanti da entrambi i pretendenti”. Anche Anna Patrizia Uva, già consigliere comunale con vasto consenso elettorale, nonché donna di destra, rompe gli indugi: “L’astensione dalla “scelta” continua a rimanere l’unica via perseguibile, soprattutto nel rispetto dell’importante cammino politico-istituzionale che il gruppo Uva ha compiuto nel corso dell’ultimo ventennio a solo servizio della Città”. L’elettorato seguirà la propria coscienza. Ad ogni modo, sarebbe bene se lo facesse una volta letti i programmi elettorali dei due candidati. E votare scegliendo con consapevolezza.