Urne e straordinario, tanto paga Pantalone

rossano

Tanto paga pantalone. Sembra essere questo lo spirito imperante in alcuni comuni quando si parla di elezioni siano esse referendarie siano esse amministrative, regionali o nazionali. Il costo ruota attorno ai 100mila euro nel caso del Comune di Rossano che, tuttavia, sono a a carico dello Stato. Ed è proprio questo il punto: l’idea prevalente è che siccome la spesa grava sull’erario nazionale allora si ha la tendenza ad agire, come suol dirsi, a manica larga. Da alcuni ordini di servizio traspare in tutta evidenza la volontà di spendersi in “regalie”, per carità, legittime ma che assumono proprio la caratteristica del contentino. E meno male che siamo di fronte a una crisi epocale. Non si dimentichi infatti che uno dei motivi per cui è stato soppresso il tribunale di Rossano è proprio la necessità di dare sfogo alla famosa spending review. Ma tutto questo agli uomini e alle donne della pubblica amministrazione fa fatica ad essere metabolizzato. Uno degli esempi calzanti riguarda proprio la città di Rossano. Durante le Amministrative (7 candidati a Sindaco e 500 candidati a Consiglieri Comunali e relative liste) il servizio è stato svolto da 40 dipendenti nei seggi elettorali mentre per il Referendum, che richiedeva sicuramente un impegno minore, da 61. A tutto questo vi è da aggiungere l’apparato interno e vigili urbani, il servizio manutenzione , così come si evince dagli ordini di servizio. Oltre le spese inerenti gli operai che alle amministrative hanno montato e smontato i tabelloni per affiggervi i manifesti, o costi derivanti da materiale da cancelleria. Qualche dipendente, secondo quanto trapela, pare abbia fatto notare al dirigente di riferimento la sproporzione esistente tra il personale impiegato, le ore di straordinario previste, e la tipologia di appuntamento elettorale. Ma la segnalazione che era funzionale alla necessità di guardare con occhio attento ai risparmi non è stata accolta. Qualche dipendente, rispettoso dei principi di contenimento della spesa pubblica, ha deciso finanche di rifiutare di far parte del servizio elettorale per danno all’erario. Se un po’ tutti i dipendenti della pubblica amministrazione, in considerazione della crisi vigente, entrassero nella consapevolezza che è necessario avere rispetto del denaro pubblico con ogni probabilità il quadro economico nazionale e locale potrebbe oggi presentare risultati meno drammatici. Non c’è più spazio né tempo per le furbizie, anche perché gli anni d’oro sono terminati. Il problema vero è che quando si mettono in moto i soliti meccanismi di sperpero di denaro pubblico a patirne le conseguenze sono gli anelli deboli della società, a partire dalle famiglie meno abbienti, ai disabili, a chi non può pagare le tasse perché non ha uno stipendio adeguato alle esigenze della quotidianità. Meno astuzia significa quindi maggiore solidarietà nei confronti delle persone sofferenti. L’auspicio è che a partire dai prossimi giorni determinati processi di coscienza possano prendere corpo in chi amministra, siano essi burocrati siano essi politici (in questo caso poteri di controllo), a partire da una verifica delle ore effettivamente svolte di lavoro durante l’attività referendaria. Le soglie di povertà si sono notevolmente elevate. Occhio quindi anche ad eventuali tensioni sociali che potrebbero scatenarsi nel caso di gestioni allegre del denaro pubblico.

(fonte: La Provincia di Cosenza)

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