La gestione delle sanzioni disciplinari legate all’uso del Bonus docenti sta sollevando un acceso dibattito. Decine di insegnanti si trovano a fronteggiare provvedimenti emessi dagli uffici scolastici provinciali, accusati di aver utilizzato in modo improprio la Carta del docente per acquisti non strettamente collegati alla formazione professionale. Secondo la Flc Cgil, le procedure adottate, come quelle avviate a Palazzo Lecce, non tengono conto della proporzionalità tra l’illecito e la gravità delle sanzioni applicate.
Sanzioni e appelli alla proporzionalità
Le misure adottate, tra cui la sospensione dello stipendio e la perdita di annualità retributiva, sono definite «eccessive» dal sindacato, che richiama l’attenzione sui continui tagli al sistema educativo e sulle condizioni precarie in cui opera il personale scolastico. «Non si può ignorare il contesto di chi, con stipendi minimi e attività extra non retribuite, è costretto a integrare con risorse proprie strumenti essenziali», aggiunge Piro.
Il caso di Cosenza è emblematico. «Molti docenti hanno già risarcito il triplo del valore dei beni acquistati – conclude Piro – assumendosi le proprie responsabilità. Tuttavia, chiediamo che le sanzioni rispettino il principio di proporzionalità e gradualità, come previsto dall’articolo 25 del Ccnl».
La questione normativa
Alla base della disputa vi è la normativa stessa, ritenuta ambigua e difficilmente applicabile in maniera uniforme. La Flc Cgil ha richiesto al Ministero dell’Istruzione una revisione delle disposizioni e una maggiore chiarezza nei criteri d’applicazione per evitare che casi simili si trasformino in una caccia alle streghe che penalizzi ulteriormente la categoria.
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