Il 27 gennaio è la Giornata della Memoria, una data simbolica istituita ventun anni fa, per non dimenticare mai la Shoah e le implicazioni devastanti che il più terribile evento dell’umanità abbia mai causato.
La pandemia che ci ha colpiti e che ancora perdura, ci ha impedito, per il dovuto rispetto delle disposizioni anti-Covid, di organizzare eventi e momenti di riflessione collettivi sul tema, anche se mai come oggi avremmo bisogno di ritrovarci come comunità per ragionare sulla memoria e sul senso di responsabilità collettiva che da essa si genera.
La Shoah rappresenta il Male assoluto, incomprensibile, devastante nel suo abisso sino ad essere intellegibile, tanto che per anni, anche nei suoi sopravvissuti, la rimozione è sembrata l’unica maniera per sopravvivere.
Così raccontano le interviste a Primo Levi, come a tanti testimoni dei campi di concentramento, incapaci di accettare e di raccontare il male visto e subito, salvo poi però sentire ineludibile, pur se dolorosa, la consapevolezza del fondamentale ruolo attivo della loro testimonianza, affinché mai più accadesse quello di cui erano stati vittime e mai più fosse messa in dubbio la verità.
Oblio, indifferenza, negazionismo, sono i pericolosissimo nemici che si ripresentano ciclicamente ogni qualvolta l’umanità si trova ad affrontare dei conflitti, siano essi generati da virus patogeni o dal virus del consumismo, in nome e per conto del quale in questi anni si stanno riproponendo, nel silenzio colpevole dei Paesi occidentali, delle vere e proprie diaspore.
Migranti economici, che premono alle porte dei nostri confini, rifiutati e ghettizzati in campi profughi di cui non vogliamo sentire parlare, non vogliamo vedere.
I figli delle guerre e dei disastri ambientali che colpiscono le zone del mondo più povere, sono i “sommersi e salvati” del nostro secolo. E’ cronaca di questi giorni la storia dei migranti nella morsa del freddo nei Balcani, così come recenti sono le cronache degli incendi e delle morti senza nome nei campi profughi sulle isole greche. Di molte tragedie non sappiamo e se sappiamo, restiamo comunque indifferenti.
Per questo la giornata della memoria rappresenta un momento fondamentale di riflessione per tutti, ci costringe a fermarci e a guardare là dove non vorremmo guardare, ad ascoltare cose che non vorremmo sentire, a riflettere su sentimenti che vorremmo rimuovere. Ad individuare le responsabilità di ciascuno.
In questi giorni, ricorre un altro triste anniversario, quello della scomparsa di Giulio Regeni.
Ricordando il giovane ricercatore sequestrato, torturato e poi barbaramente ucciso dalle forze di sicurezza egiziane, oggi più che mai sosteniamo la battaglia della famiglia Regeni.
Come Verdi – Europa Verde abbiamo presentato giorni fa un esposto alla Procura di Roma per rinforzare quello presentato dai genitori di Giulio rinsaldando la nostra posizione a favore dei diritti umani e contro la vendita di armamenti.
Concordiamo la posizione assunta dal Presidente della Repubblica Mattarella, il quale si è detto solidale e vicino ai genitori di Giulio “che continuano a chiedere che vengano ricostruite le responsabilità per affermare così quel principio di giustizia che costituisce principio fondamentale di ogni convivenza umana e diritto inalienabile di ogni persona”.
Auspichiamo che la memoria di ciò che è accaduto a Giulio, possa aiutarci a salvare Patrick Zaki e a non chiudere gli occhi di fronte alle numerose, troppe ingiustizie che continuano a perpetuarsi ad ogni latitudine, in ogni momento. Il covid e il forzato isolamento non siano un ulteriore pretesto per derogare a quel senso di responsabilità individuale che oggi più che mai è necessario invece fortificare poiché nessuno si salva da solo.
Ricordare per non dimenticare, ricordare per non ripetere gli errori e gli orrori del passato.