TREBISACCE Sarà demolito o continuerà a contaminare di pericoli e di rumori molesti i cittadini sulla cui testa incombe l’enorme viadotto che rappresenta uno delle tante brutture di cui, insieme a tante bellezze paesaggistiche, è ricca la Calabria? Del doman… non v’è certezza, direbbe il poeta fiorentino, ma al momento quell’enorme serpentone di cemento rappresenta una inguardabile e fastidiosa barriera architettonica. Parliamo dell’enorme cavalcavia con cui la S.S. 106 by-passa il popoloso quartiere Pagliara di Trebisacce che, con una scelta abbastanza discutibile, è stato realizzato negli anni ’60 come Variante della S.S. 106 al centro abitato di Trebisacce.
Si tratta, come si vede, di un vero e proprio eco-mostro che passa a pochi metri dai tetti delle case e che, secondo le nebulose ipotesi progettuali del Terzo Macrolotto della S.S. 106, con l’utilizzo dei cosiddetti fondi compensativi destinati ai comuni attraversati dalla nuova S.S. 106, dovrebbe essere demolito e sostituito da una viabilità alternativa e meno impattante. Al momento non è dato sapere il suo destino perché, come è ampiamente noto, il futuro della nuova S.S. 106 resta avvolto nel più completo mistero, ma è certo invece che l’Anas, nonostante tutte le istanze e le legittime proteste dei cittadini, finora ha trovato tutti i pretesti possibili per evitare di impegnare un gruzzolo di risorse da spendere per installare delle barriere acustiche fono-assorbenti con cui ridurre l’impatto acustico determinato dall’intenso traffico veicolare che si sviluppa su una delle strade più trafficate d’Italia. Un traffico notoriamente costituito soprattutto di mezzi pesanti che, anche per evitare le pendenze dell’Autostrada del Sole, utilizzano il corridoio jonico per immettersi a Taranto sull’Autostrada Adriatica e raggiungere così il centro-nord-Italia. Mezzi pesanti che, anche a causa della drastica pendenza della strada, fanno un sacco di frastuono che, soprattutto nelle ore notturne, inquina e disturba la quiete pubblica. Da qui le legittime proteste dei cittadini che, oltre ad aver rivolto reiterati appelli all’Anas ed aver effettuato una petizione corredata da oltre 500 firme, hanno investito del problema gli amministratori comunali che a loro volta hanno chiesto all’Anas di risolvere il problema con l’installazione di barriere fonoassorbenti. Un rimedio, questo, che viene di solito utilizzato nei punti in cui le arterie stradali incrociano i centri abitati. Per la verità l’Anas, più volte sollecitata, ha anche effettuato rilevamenti acustici che però non avrebbero superato i limiti della tolleranza. Cosa che i cittadini interessati non si spiegano e che attribuiscono al fatto che forse sono stati sbagliati i punti di rilevamento. Basterebbe invece, sostengono, posizionarsi nelle case o sui balconi per verificare, oltre all’inquinamento dei gas di scarico ed al pericolo costituito dal possibile “deragliamento” di un mezzo pesante, quanto l’impatto acustico, soprattutto nelle ore notturne, sia molesto e insopportabile.