di MARTINA FORCINITI
Un’idea a dir poco suggestiva che è lo specchio di una società matura, segnata da una forte crescita. E che farà di tutto per allestire una squadra competitiva. «Come Lapietra Pallavolo Rossano ci sentiamo orgogliosi di avere fra noi un allenatore di prim’ordine – è il commento entusiastico del presidente Angelo Forciniti –. Basti pensare che, al bando la modestia, Alberto ha sempre condotto almeno una delle sue squadre alle finali nazionali giovanili. È il meglio della pallavolo regionale e ha sempre espresso un grande gioco. Per lui è un ritorno a casa e noi siamo pronti ad accoglierlo con gioia. Ci impegneremo nella programmazione e cercheremo di lavorare in sinergia, nella consapevolezza che qualsiasi società alla ricerca di un’avventura punta sempre ai vertici. La nostra città merita di essere valorizzata e chissà che non si riesca a portarne in alto il nome proprio attraverso lo sport».
Ecco che mister Graziano è più che mai pronto a spiccare il volo proprio nella “sua” Rossano, dove sta pianificando un futuro che possa proiettarlo ai massimi livelli regionali e, perché no, nazionali.
Sono alte le aspettative sulla prossima stagione della Lapietra, la piazza è più che esigente. C’è qualcosa che la spaventa?
Spaventare è una parola grossa ma non avendo mai allenato una formazione maschile e una squadra che non fosse giovanile, più che un timore, vivo questa nuova esperienza come una sfida. Voglio vedere fin dove posso arrivare come allenatore. È mio il 50% delle responsabilità e lavorerò insieme ai ragazzi e alla dirigenza affinché nulla venga lasciato all’improvvisazione.
Ha già avuto modo di riflettere sull’obiettivo stagionale?
Avendo lavorato finora nella sezione femminile giovanile, non so quale sia la situazione attuale di questo settore, soprattutto alla luce del fatto che non è ancora dato sapere se le formazioni di serie B2 retrocederanno o verranno promosse in Serie B nazionale, da quest’anno unificata. È un terno al lotto, ma posso garantire che in ogni caso darò il 110%.
Qual è la sua filosofia sul campo e quali i valori che non dovranno mancare nella sua squadra?
Il mio metodo si può riassumere in una sola parola: lavoro, lavoro, lavoro. È la migliore medicina insieme alla perseveranza, alla passione e all’essere pragmatici. Dai miei ragazzi pretendo serietà, attaccamento alla maglia e che in ogni allenamento, come si suol dire, sputino sangue. Essendo la pallavolo uno sport in cui non c’è contatto fisico, per mettere in crisi l’avversario servono tecnica e fisicità.
Il ricordo più bello che porta con sé del suo percorso da allenatore?
In realtà ne ho molti: dal campionato vinto in seconda divisione pur essendo partiti senza alcuna velleità, passando per la vittoria della finale nazionale under 16 contro una squadra, il Marsala, che ci ha sempre battuti, fino alla finale di Coppa Calabria nel 1990 alla sua prima edizione, vinta da neopromossi in Serie D contro il Catanzaro, che all’epoca si giocava la promozione in B2. A partire da quella sera, non ho più dormito sonni tranquilli talmente alta fu la dose di adrenalina provata.
Qual è il suo stato d’animo attuale?
Mi sento tranquillo. Solitamente in questo periodo fermo il tempo, ma oggi non vedo l’ora di iniziare per vedere fin dove ci si potrà spingere. Gli inizi sono sempre un po’ problematici, non è facile rapportarsi con ragazzi che hanno ognuno le proprie esigenze. Bisogna trovare l’alchimia giusta. C’è anche da sottolineare che vado a sostituire un ottimo e giovane allenatore. Ma tornare a Rossano è uno stimolo che saprò cogliere e sfruttare al meglio.