25 novembre, Rosellina Madeo: «Tra gli abusi subiti dalle donne c’è anche la violenza economica»

(Cons. provinciale Rosellina Madeo) – La vera conquista sarebbe non doversi più ritrovare a parlare di 25 novembre. La violenza sulle donne è una piaga che ogni anno fa registrare numeri paurosi legati al femminicidio e alle vittime di abusi. Eppure se ne parla. Ma probabilmente non se ne parla abbastanza. O forse, più che una questione narrativa, deve diventare una battaglia culturale che parta innanzitutto dalla famiglia per proseguire nelle aule. Tra i banchi. Perché non c’è cambiamento reale che non scaturisca dalla testa. E allora andiamo nelle nostre scuole per ricordare che la parità di genere non è un concetto astratto, che non si esercita solo declinando anche al femminile nomi che prima, anche se rivolti alle donne, erano posti solo al maschile. La parità di genere si esercita con il rispetto, con la nomina di donne anche nelle posizioni apicali di aziende pubbliche e private. L’ uguaglianza di genere si dovrebbe esercitare pure, anzi soprattutto, nel mondo del lavoro, con equi compensi e parità salariale. Chi gioisce per la crescita di occupazione dell’1,2% registrata dall’Inps dunque o è un inguaribile romantico o è abituato ad accontentarsi delle vittorie di Pirro. Nella Sibaritide Pollino le opportunità che offrano lavoro di qualità praticamente non ci sono e, come da tradizione, per le donne è ancora peggio. L’incremento non solo è minimo ma è legato a lavoro a tempo determinato oppure stagionale, quella tipologia di occupazione che non consente ad un individuo, figuriamoci ad una famiglia, di fare progetti a lungo termine e di pensare ad investimenti nel futuro.

Nella nostra provincia il tasso di disoccupazione femminile doppia quello nazionale, sfiorando il 52% nella fascia di età 15-24 anni contro il dato nazionale che è del 25%.  Tra i 24 e i 34 anni invece le donne disoccupate sono il 25%, si doppia anche qui la cifra del paese che raggiunge invece l’11%.

Altra piaga insanabile del territorio, che colpisce soprattutto la sfera femminile, è il part time involontario secondo il quale le nostre donne, pur volendo lavorare a tempo pieno, sono costrette ad un’occupazione a tempo ridotto con relativa diminuzione dello stipendio. E siamo fortunati se effettivamente svolgono un’attività part time e non a tempo pieno ma dichiarata diversamente. Zone grigie, sommerso e sfruttamento all’interno del mercato del lavoro sono all’ordine del giorno. C’è bisogno di politiche attive per il lavoro più incisive, di corsi di formazione dai quali si esca con quelle che sono effettivamente le competenze richieste dal mondo occupazionale e di scardinare quel modus operandi secondo il quale la propria fortuna economica viene fatta sulla pelle degli altri. C’è bisogno dello Stato.

In questo 25 novembre mi viene da dire che anche l’abuso economico è una forma di sopruso. Costringere le donne ad una sudditanza economica a causa delle poche, anzi pochissime, occasioni lavorative sulla nostra provincia, le rende più fragili dal punto di vista dell’indipendenza e spesso costrette a tollerare situazioni e atteggiamenti che forse, con una propria stabilità economica, non accetterebbero. (comunicato stampa)

 

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