La Sibaritide si conferma un’area ad alto rischio idrogeologico in linea con grande parte del contesto calabrese. Frane, smottamenti e allagamenti, rappresentano una spada di Damocle per i cittadini, mentre i torrenti possono rivelarsi micidiali soprattutto per chi ha costruito e vive a ridosso. A differenza delle altre aree della Calabria la zona Jonica presenta alcune criticità per il fatto che si tratta di un territorio altamente urbanizzato e con un’accentuata densità abitativa. Occorre monitorare e manutenzionare, ma sulle responsabilità è scaricabarile. «C’è un coacervo di norme e di responsabilità diffuse, afferma Tonino Caracciolo (geologo, già coordinatore tecnico del Pai Calabria), ognuno degli organi preposti si dichiara esente da competenze. C’è la necessità di semplificare il livello di responsabilità (Regione Calabria, consorzio di bonifica, Calabria Verde, l’autorità distrettuale dei bacini idrografici, i comuni) come segno di trasparenza». Ma ci sono anche altri soggetti istituzionali di cui si parla poco. Il professionista cita l’Anas, le ferrovie dello Stato, la Provincia: «Molti ponti ostruiti ricadono sotto la loro competenza, continua Caracciolo, nessuno li costringe ad adeguarli come impone la legge. E quindi concorrono a incrementare il rischio».