Sibaritide, danni maltempo: le responsabilità della politica e della burocrazia

La Sibaritide si conferma un’area ad alto rischio idrogeologico in linea con grande parte del contesto calabrese. Frane, smottamenti e allagamenti, rappresentano una spada di Damocle per i cittadini, mentre i torrenti possono rivelarsi micidiali soprattutto per chi ha costruito e vive a ridosso. A differenza delle altre aree della Calabria la zona Jonica presenta alcune criticità per il fatto che si tratta di un territorio altamente urbanizzato e con un’accentuata densità abitativa. Occorre monitorare e manutenzionare, ma sulle responsabilità è scaricabarile. «C’è un coacervo di norme e di responsabilità diffuse, afferma Tonino Caracciolo (geologo, già coordinatore tecnico del Pai Calabria), ognuno degli organi preposti si dichiara esente da competenze. C’è la necessità di semplificare il livello di responsabilità (Regione Calabria, consorzio di bonifica, Calabria Verde, l’autorità distrettuale dei bacini idrografici, i comuni) come segno di trasparenza». Ma ci sono anche altri soggetti istituzionali di cui si parla poco. Il professionista cita l’Anas, le ferrovie dello Stato, la Provincia: «Molti ponti ostruiti ricadono sotto la loro competenza, continua Caracciolo, nessuno li costringe ad adeguarli come impone la legge. E quindi concorrono a incrementare il rischio».

Le briglie di Celadi

Altro capitolo, non meno importante, è la manutenzione di torrenti e fiumare in alcuni casi invasi di detriti di ogni genere oltre al rinvenimento di interi agrumeti:«La competenza è della Regione che a sua volta affida i lavori a Calabria Verde e se Calabria Verde non svolge le sue funzioni le responsabilità sono sempre in capo alla Regione (settore demanio idrico). Si tratta di corsi d’acqua principali, non sono certo semplici canali di scolo. E su Corigliano-Rossano nonostante le diffide poste in essere dallo stesso sindaco Stasi ancora oggi il Coriglianeto è ostruito alla foce dalla presenza di vegetazione. Problemi e disagi anche nell’alto Colagnati dove proprio a ridosso di abitazioni ci sono due briglie saltate da 5 anni e ogni volta che ci sono piogge abbondanti arrivano valanghe d’acqua perché la briglia non trattiene e non rallenta».  Alcuni privati (70 cittadini) nei pressi del torrente Colagnati stanno valutando l’ipotesi di un esposto alla Procura della repubblica. Già nel 2019 segnalarono i rischi alle istituzioni preposte, ma nulla è stato fatto. Per Caracciolo il problema è politico, tra legislazione confusa e fondi gestiti male. E riprende il caso del Crati: «8 milioni di euro fermi e sono trascorsi 8 anni. È una vergogna, tuona il professionista. Ha finanziato la Regione ma ad appaltare è la Provincia, la stessa dia spiegazioni circa i ritardi!». Sott’accusa oltre la politica anche la burocrazia: «È un sistema che nessuno vuole cambiare perché fa comodo che sia così».

 

 

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