Nell’area portuale di Schiavonea si è tenuto un sit-in pacifico nelle ultime ore in segno di protesta contro la realizzazione di un cantiere per la produzione di pale eoliche. Questo progetto industriale ha sollevato preoccupazioni tra i residenti locali, i pescatori e gli attivisti ambientali, che temono che possa compromettere l’identità e il futuro della loro comunità. Secondo i manifestanti, la costruzione delle mastodontiche turbine eoliche non solo minaccia l’industria della pesca, che è fondamentale per l’economia locale, ma potrebbe anche causare danni ambientali e alla salute delle circa 60 famiglie che vivono a Rivabella, un quartiere di Schiavonea.
La presidente del comitato spontaneo del porto di Schiavonea, Rosa Silvana Abate, già senatrice della repubblica, ha sottolineato che il porto ha una vocazione turistica e per la pesca, non certo per la cantieristica industriale. Ha denunciato il silenzio che circonda questa vicenda e ha chiesto alle autorità portuali e alle istituzioni di coinvolgere i cittadini in un dialogo trasparente. Un aspetto rilevante di questa protesta è la minaccia di azioni più radicali da parte dei pescatori locali. Arturo Bianco, membro fondatore dell’associazione dei pescatori della marina di Schiavonea, ha dichiarato che le barricate saranno solo l’inizio. Si prevedono azioni di ostruzionismo, con l’intenzione di impedire alle navi di entrare e uscire dal porto. I pescherecci verranno utilizzati per bloccare le vie d’accesso, mettendo in chiaro che la comunità è determinata a difendere i propri interessi. In questo contesto, emerge la mancanza di un piano regolatore per il porto, che rende la situazione ancora più incerta. Le tensioni stanno aumentando a Schiavonea mentre i residenti locali cercano di proteggere il loro stile di vita, le tradizioni e l’ambiente da ciò che considerano una minaccia imminente. Resta da vedere come si svilupperà questa lotta tra i sostenitori del progresso industriale e coloro che difendono il patrimonio locale e la sostenibilità.