La Calabria, come molte altre regioni italiane, sta affrontando una difficile sfida demografica. La contrazione della natalità e l’emigrazione sono spesso causate dalla mancanza di opportunità occupazionali. Il deterioramento dell’indotto economico e la difficoltà delle imprese nell’affrontare una crisi economica prolungata sono fattori che spingono molte persone a cercare opportunità altrove. Molti giovani, in particolare, sono costretti a lasciare le loro terre d’origine in cerca di un futuro migliore, spesso allontanandosi da famiglia e amici.
Il dimensionamento scolastico è un tema centrale in questo contesto. Le scuole si trovano a dover fare i conti con un numero sempre più ridotto di studenti, rendendo difficile mantenere una rete di istituzioni scolastiche efficienti ed economicamente sostenibili. Gli accorpamenti sono diventati una soluzione comune per affrontare questa sfida, cercando di ottimizzare le risorse e garantire che gli studenti abbiano accesso a un’educazione di qualità.
Gli accorpamenti non sono privi di polemiche. Spesso generano preoccupazioni tra i genitori e i docenti, che temono che questa ristrutturazione possa compromettere la qualità dell’istruzione. Le preoccupazioni riguardano la riduzione delle risorse a disposizione delle scuole accorpate, l’aumento del numero di studenti per classe e la distanza maggiore per gli studenti che vivono in aree remote. Queste preoccupazioni sono legittime e richiedono una gestione attenta da parte delle autorità scolastiche e politiche.
Tuttavia, la soluzione non può limitarsi a resistere agli accorpamenti o a tagliare in modo indiscriminato. È necessario affrontare il problema alla radice, cercando di stimolare lo sviluppo economico del comprensorio. Il progetto di elevazione a capoluogo di Corigliano Rossano e l’idea di creare un’area metropolitana tra Gallipoli e Crotone rappresentano opportunità interessanti per creare posti di lavoro e rinvigorire l’economia locale. Queste iniziative potrebbero promuovere il turismo e il settore terziario, offrendo nuove prospettive di lavoro per i residenti.
Tuttavia, è essenziale coinvolgere la comunità nella progettazione e nell’attuazione di queste iniziative. La politica deve ascoltare i cittadini e coinvolgerli attivamente nel processo decisionale. Questo potrebbe non solo generare un maggiore interesse da parte dei residenti, ma anche portare a soluzioni più efficaci e sostenibili.
Il dimensionamento scolastico, gli accorpamenti e le proteste dei genitori e dei docenti o la chiusura di uno sportello bancario nel centro storico sono questioni complesse che richiedono un approccio bilanciato. Oggi lo Stato, in contrasto ai principi Costituzionali, non ragiona sulla logica dei servizi da rendere ma sulla base dei numeri. E allora o mobilitiamo tutti su progetti che possano creare economia e posti di lavoro, oppure accettiamo supinamente i tagli. Qui abbiamo la malsana abitudine di guardare il dito e non la luna.
Matteo Lauria – Direttore I&C