Quando un obiettivo si raggiunge, è frequente assistere a un calo dell’attenzione e della tensione. La questione di Baker Hughes sembra riflettere perfettamente questa dinamica: la chiusura di una partita e la riapertura di un vuoto. Ma quel vuoto chi lo colmerà? Chi già possiede uno stipendio continuerà a percepirlo, chi vive nella precarietà o nella disoccupazione, invece, resterà intrappolato nella sua condizione. Un copione noto, ma che non può e non deve essere accettato. Dietro questa situazione traspare indifferenza e una cronica mancanza di solidarietà verso chi, nel territorio, è ancora in cerca di un futuro. Dire “no” ad alcuni investimenti che non rispettano le vocazioni locali è sacrosanto, ma dire “no” senza proporre alternative è sterile e pericoloso. Abbiamo respinto le cosiddette “minacce” al nostro ambiente, ma quale scenario stiamo costruendo per garantire lavoro e sviluppo? È questo immobilismo il vero nemico, eppure sembra che nessuno si ribelli.
La nuova battaglia delle pale eoliche
Un progetto inespresso per il Golfo di Taranto
Abbiamo sul tavolo un’idea straordinaria: un’area metropolitana del Golfo di Taranto che colleghi Salento, Basilicata e Calabria, unendo le potenzialità di 24 porti e aprendo nuove vie del mare. Da Gallipoli a Crotone, da Taranto a Corigliano Rossano, tutto in un soffio: un sistema integrato per il turismo e l’economia del mare. Un progetto che trasformerebbe il Golfo in una destinazione turistica di eccellenza, intercettando flussi del Salento, della Basilicata e della Calabria e creando un circolo virtuoso di scambi e opportunità. Eppure, su tutto questo cala il silenzio. Non si discute, non si agisce. Rimaniamo fermi, incapaci di cogliere un’occasione epocale. Mancano il coraggio e la capacità di proporre, mentre prevale una cultura del “no” che fa scappare insediamenti produttivi e chiude la porta al futuro.
Il silenzio dei più deboli
Questo immobilismo non è solo figlio di politiche inadeguate, ma anche di un territorio che sembra non avere più la forza di reagire. La quiete dei più deboli non è accettazione, è rassegnazione. Non possiamo continuare a sfruttare questa stanchezza come un alibi per non fare nulla. È tempo di svegliarsi, di pretendere una strategia concreta, di lavorare per trasformare le potenzialità in realtà. Ora che la partita di Baker Hughes sembra chiusa, è il momento di aprirne una nuova. Ma questa volta le regole dobbiamo scriverle noi.
Matteo Lauria – Direttore I&C
Una risposta
Aiah! Suvvia non ricominciamo, ritorniamo nel nostro orticello a coltivare le “VOCAZIONI”. Segniamo l’ennesima scacciata dei MERCANTI dal TEMPIO, leggi Multinazionali, mentre le forze dell’ordine danno la caccia alle case degli schiavi, asserviti ai MERCANTI locali che coltivano per vocazione. Un vero capolavoro