Un convegno sulla violenza di genere organizzato dall’Associazione “È Donna” in collaborazione con la Sezione Fidapa di Rossano. L’evento ha visto la partecipazione di importanti figure istituzionali, tra cui il Procuratore Capo Alessandro D’Alessio del Tribunale di Castrovillari e il Sostituto Procuratore Simona Manera, insieme ai vertici delle forze dell’ordine. Tra i presenti, spicca la figura di Caterina Villerillo, Presidente dell’Associazione Libere Donne. Lavori coordinati dalla presidente dell’associazione “E’ donna” Lilia Cianfrone. Durante il convegno sono stati affrontati diversi punti cruciali riguardanti la violenza di genere, tra cui la necessità di combattere la mentalità del “panni sporchi si lavano in famiglia”. È stato sottolineato l’importante equilibrio tra prevenzione e repressione, poiché il reato è spesso consumato prima che le vittime abbiano il coraggio di denunciare. È stato evidenziato come sia fondamentale riconoscere e segnalare i segnali di violenza, incoraggiando chiunque ne sia a conoscenza a utilizzare i numeri dedicati come il 1522 per le Donne e il 114 per l’Infanzia. A margine dell’incontro il Procuratore D’Alessio ha affrontato una serie di questioni, anche di ordine culturale, che riguarda il femminicidio. «Prima di tutto, è essenziale acquisire consapevolezza del fatto che le persone hanno bisogno di sentirsi rassicurate. È emerso che dietro la decisione di denunciare o segnalare casi di violenza intrafamiliare, vi è spesso la preoccupazione di essere lasciati soli. È fondamentale che le persone sappiano che non sono sole e che esistono istituzioni e associazioni pronte ad offrire loro supporto e assistenza. La paura è un sentimento intrinseco, ma non deve essere un freno per le persone. Coloro che non provano paura possono essere considerati spregiudicati, mentre chi la prova e la controlla dimostra coraggio. Ritengo che la paura debba essere affrontata, facendo comprendere alle persone che non sono sole nel loro percorso. È importante garantire loro che esistono risorse e aiuti disponibili per superare le difficoltà». Un freno alla denuncia è spesso posto dal fatto che chi denuncia può essere destinatario a sua volta di accuse per calunnie da parte del presunto carnefice. Come ovviare? «La magistratura di Castrovillari, afferma D’Alessio, è in grado di distinguere con precisione tra denunce fondate e accuse strumentali di calunnia. È importante riconoscere che, oltre alle denunce legittime, esistono anche casi di calunnia, un reato grave che deve essere perseguito con fermezza. Inoltre, è significativo notare che le vittime spesso si rivolgono alle istituzioni per trovare sostegno e difesa. Questo dimostra la fiducia nella magistratura e nelle istituzioni stesse, che devono essere pronte ad ascoltare e assistere le vittime di violenza di genere con sensibilità e competenza».
Tuttavia, anche l’associazionismo ha bisogno di supporti, e su questo versante il Procuratore avanza una proposta significativa:«Le Amministrazioni comunali hanno la possibilità di gestire i beni confiscati definitivamente in sede penale attraverso misure di prevenzione destinate ad usi sociali. Uno di questi utilizzi potenziali potrebbe essere la creazione di centri di accoglienza e supporto per le donne vittime di violenza di genere. Penso che questi spazi possano offrire rifugio e una gamma di servizi essenziali per le donne in situazioni di pericolo. Immagino luoghi dove le donne possano trovare sostegno psicologico, assistenza legale, cure mediche e supporto pratico mentre affrontano momenti difficili della loro vita. Inoltre, questi centri potrebbero fungere da ponte verso una vita autonoma e sicura per le donne che decidono di denunciare il proprio aguzzino, offrendo loro un ambiente protetto dove possono ricostruire le loro vite in sicurezza». Tra i punti affrontati: la legislazione vigente da taluni ritenuta eccessivamente garantista: «La legge attuale non solo stabilisce il divieto di avvicinamento, ma prevede anche una serie di misure aggiuntive, tra cui il divieto di contatto. È compito del magistrato valutare quale sia la misura più appropriata per ciascun caso specifico. Le leggi e le norme attuali offrono al magistrato uno strumentario completo per affrontare il problema. Tuttavia, è importante riconoscere che queste questioni non possono essere risolte solo con leggi restrittive. Spesso ci troviamo di fronte a reati commessi da individui che rappresentano una minaccia immediata e devono essere fermati.È altrettanto importante considerare la necessità di offrire aiuto psicologico a queste persone, per consentire loro di guarire e di sviluppare relazioni più sane con il sesso opposto». Infine il Procuratore ha evidenziato come «il fenomeno degli omicidi di donne in contesti familiari o domestici, o comunque legati al genere, è una realtà tangibile, come indicano i numeri». Si è discusso anche della necessità di affrontare la violenza contro i ragazzi adolescenti, che spesso si presenta come un fenomeno quasi normale che impedisce loro di uscire o di avere relazioni sane. Caterina Villerillo ha condiviso la sua esperienza personale, ricordando la tragica perdita del figlio Giuseppe nel 2018. Ha sottolineato come non sia sufficiente avere leggi a disposizione, ma sia fondamentale che vengano effettivamente applicate. «Non risolveremo il problema della violenza di genere semplicemente con leggi», ha dichiarato Villerillo, «Il vero cambiamento verrà dai giovani. Dobbiamo insegnare loro a fare il contrario di ciò che è stato fatto in passato, poiché uno dei più grandi reati è l’indifferenza». La Presidente Villerillo ha continuato a sottolineare l’importanza della denuncia e della solidarietà tra le donne vittime di violenza. Ha evidenziato la mancanza di fiducia e l’assenza di umanità come ostacoli significativi nel processo di protezione delle vittime. «Abbiamo bisogno di un cambiamento culturale», ha aggiunto, «Dobbiamo educare i giovani affinché diventino liberi, e il modello da imitare deve essere un uomo che difende le donne».