Nel mentre vengono pubblicati i comuni più ricchi per reddito medio dei contribuenti, tutti – ovviamente – del nord (principalmente lombardia e piemonte), e a Calabria è la regione con il reddito medio più basso, da ricordare nota anche per la proposta di autonomia differenziata che sarebbe la fine per il nostro territorio; la Calabria è – invece – la prima regione in Italia per numero di minacce ad amministratori pubblici nel 2023, con casi in crescita del 21% rispetto all’anno precedente, per come attestato dal Rapporto 2023 di Avviso Pubblico “Amministratori sotto tiro”. Il non invidiabile primato di provincia più colpita sul territorio nazionale appartiene al territorio della nostra provincia di Cosenza, dove sono stati registrati 30 atti di intimidazione in 15 differenti aree comunali. Le altre province calabresi si collocano come segue: Reggio Calabria (229 casi in 14 anni, 3° posto a livello nazionale), Catanzaro (113 casi, 13° posto a livello nazionale), Vibo Valentia (111 casi, 14° posto a livello nazionale), Crotone (96 casi, 19° posto a livello nazionale). Nel frattempo che si registra ciò, mi hanno colpito le candidature palesate dai due principali schieramenti del centro sinistra e del centro destra per le vicine elezioni amministrative del nostro Comune. A parte la scontata ricandidatura del sindaco uscente, che ha vinto praticamente da solo le scorse elezioni, attualmente – pare – verrà appoggiato da uno schieramento che comprenderebbe anche il PD e i cosiddetti cinque stelle, che vedrebbero bene una possibile sua riconferma. Questa candidatura ha però un pregio, poiché fà esaltare il principio della responsabilità politica, che dà ai cittadini/elettori la possibilità democratica di approvare quello che si è fatto e di giudicare l’operato di chi ha governato: quindi o confermando l’uscente, oppure valutando diversamente su chi deve essere posto al suo posto. Ma se da un lato ciò è la precondizione della democrazia, dall’altra è la prova provata ed evidente delle difficoltà dei partiti di avere alternative valide e ritenute potenzialmente vincenti contrapposte a quelle dell’uscente. Ciò palesato, quello che è da considerare è stata la candidatura a sindaco del candidato dl centrodestra. Mi spiego: trattasi, al di là delle competenze e capacità politiche, di una proposta che comporta delle rinunzie personali non indifferenti, in quella che pare esssere diventata o per meglio dire ridotta – per fortuna ancora non tutta – la politica ai vari livelli. Se non ho fatto male i conteggi, una consigliere regionale di maggioranza in carica, presidente di commissione, rinuncerebbe – se vincesse le elezioni – in quanto incompatibile e dovendo dimettersi da consigliere regionale: a) indennità da consigliere regionale, superiore di oltre un terzo a quella del sindaco di CoriglianoRossano; b) indennità aggiuntiva in quanto presidente di commissione consiliare; c) e soprattutto all’assegno vitalizio, non avendo raggiunto il minimo di una legislatura per ottenerlo (la cosiddetta pensione a vita). A parte altre valutazioni, l’amore per la Città e – credo – soprattutto la voglia di rivalsa e la forza del riscatto morale/politico, credo che giochino una motivazione molto forte. Senza scomodare l’insegnamento della civiltà romana, questa potrebbe essere una lettura; ma tant’è e credo sia giusto sottolinearlo. Ciò non basta per governare bene, ma è un messaggio da registrare. Ciò detto, la sfida che il nostro territorio deve affrontare (con i rappresentanti che saranno eletti) deve vedere il governo nazionale, la regione Calabria e la provincia, al suo fianco; poiché come edotto dal recente rapporto Svimez: abbiamo una regione con crollo demografico, con incremento della povertà tra la popolazione, dal basso tasso di occupazione e dai ridotti servizi offerti ai cittadini in termini di prestazioni sanitarie e di assistenza ai più fragili. Per capire di cosa si tratti sono stati considerati quanti pazienti sono andati fuori regione a curarsi. A partire da quelli oncologici. Ebbene tra il 2017 ed il 2021, 14.049 pazienti oncologici sono andati fuori dalla Calabria a curarsi. Si tratta di oltre la metà dei cittadini calabresi affetti da patologie neoplastiche che hanno scelto strutture fuori dalla regione. Il tasso più alto in Italia dopo il Molise (52,08%). Molto lontano dalla media nazionale pari al 12,18%. Ma quello che dovrebbe interessare chi si propone per fare politica attiva: ed ancor più distante dalle regioni che hanno viceversa registrato la maggiore capacità di attrarre pazienti da altri territori; Si tratta di Lombardia, Veneto, Toscana ed Emilia Romagna, regioni che hanno già attivato le procedure per l’autonomia differenziata, che esporrebbe ai rischi di una frammentazione insostenibile delle politiche pubbliche chiamate a definire una strategia nazionale per la crescita, l’inclusione sociale e il rafforzamento del sistema delle imprese. In tutto ciò, si parla poco o niente dell’astensionismo, che sta toccando livelli – se continua così – insostenibili oltre che antidemocratici. Domandarsi il motivo d esso, dovrebbe essere uno dei primi pensieri dei candidati, perché così perdono le istituzioni e i loro rappresentanti