CARIATI. Un pubblico numeroso, intervenuto anche dai centri circostanti, ha partecipato presso il Museo del Mare, dell’Agricoltura e delle Migrazioni di Cariati, all’incontro con il celebre scrittore Carmine Abate, che nell’occasione ha presentato l’ultimo romanzo “Un paese felice”, edito da Mondadori.
Il pomeriggio culturale al museo è stato impreziosito dalle musiche e dal canto di Alysea Fortino e Giusy Cosenza, studentesse del Conservatorio “Tchaikovski” di Catanzaro, appartenenti all’Associazione “LibereNote Fortunato Russo”, che hanno offerto bellissimi brani del repertorio classico e pop.
In apertura del dialogo con la Direttrice del museo e curatrice dell’evento Assunta Scorpiniti, Carmine Abate ha espresso compiacimento per aver ritrovato, nella narrazione museale, i temi dei suoi libri, i quali, ha sottolineato la stessa Direttrice, rivelano un profondo legame con la Calabria, arricchito dalle identità acquisite “per addizione”, secondo una definizione a lui cara, per aver vissuto in Calabria, a Bari, in Germania e in Trentino; ma ha anche messo, tra l’altro, in evidenza la forte connotazione “civile” dei romanzi di Abate, quasi tutti pubblicati da Mondadori.
Su questo lo scrittore si è soffermato a lungo, e dopo, nel dibattito col pubblico, parlando di “Un paese felice”, Eranova, nella Piana di Gioia Tauro, di cui ha detto di aver subito il fascino del nome e condiviso il dolore della storia; il piccolo paese calabrese di fronte al mare, con gli agrumeti e l’aria profumata di zagara, è stato infatti raso al suolo negli anni Settanta, con 700 mila piante, per far posto a un fantomatico Quinto centro siderurgico.
“Eranova è stata distrutta facendo di tutto perché anche la memoria fosse seppellita insieme alle macerie” – ha spiegato Abate, nel ricordarne la storia rimossa e incontrata casualmente mentre preparava un libro sui migranti della baraccopoli di San Ferdinando. “Ho voluto scriverla – ha aggiunto – per salvarla nella memoria e perché di grande attualità, se pensiamo alla vicenda del Ponte sullo Stretto… vorrei che fosse da monito ad evitare l’errore devastante di allora, con la promessa di un’opera grandiosa e di migliaia di posti di lavoro”.
I protagonisti del romanzo, due giovani studenti universitari, lottano infatti con tutte le loro forze, insieme agli anziani e alle donne del paese, per fermare le ruspe e il progetto di calcolata distruzione, tuttora ricorrente in luoghi di Calabria che abbiamo il dovere di preservare.
Il pubblico presente ha ascoltato con attenzione il racconto di Abate, durante un denso dialogo incentrato anche sulla sua particolare storia di scrittore intrecciata alla vita personale, tributando lunghi applausi al suo reading, e colloquiando con l’autore nel firma copie che è seguito.
Comunicato stampa