Nel nostro tempo, l’incontro con artisti, cantanti, scrittori, attori, giornalisti e altre personalità che si considerano al di sopra degli altri sta diventando sempre più frequente. Queste figure, spesso elevate al rango di celebrità, tendono a comportarsi con una spocchia e un’arroganza che fanno ribrezzo, specialmente quando si trovano in quelle che vengono comunemente definite “periferie”. La loro mancanza di educazione e di rispetto è una macchia indelebile sulla nostra società e pone una serie di domande: come possono avere successo persone del genere? E perché continuiamo a osannarle?
Una volta, molti di questi soggetti erano persone comuni, magari in stato di bisogno, servili e umili. Tuttavia, al primo assaggio di successo, ecco che si trasformano in giganti dell’arroganza, perdendo ogni traccia di quella umanità che li rendeva simili a noi. Ci si domanda: cosa giustifica questa trasformazione? Un talento per il canto? Una bella canzone? O peggio, una carriera costruita sulle spalle dei partiti e delle influenze politiche?
In periferia, questa dinamica diventa ancora più evidente. Troppo spesso stendiamo il “tappeto rosso” non come segno di ospitalità, ma come atto di sottomissione verso chiunque abbia raggiunto un minimo di notorietà. Questa mentalità periferica ci porta a idolatrare persone che, al di là della loro fama, mancano delle qualità fondamentali come l’umiltà e il rispetto. È tempo di spezzare questo ciclo e di chiedere rispetto, indipendentemente da chi ci troviamo di fronte.
Il rispetto non dovrebbe mai essere unilaterale. Ogni persona, indipendentemente dal proprio successo, dovrebbe entrare in qualsiasi contesto con umiltà e rispetto. E invece, basta vendere una copia in più di un libro o avere un brano in cima alle classifiche per vedere queste persone elevarsi come se fossero unti dal Signore, dimenticando la propria origine e il valore del rispetto reciproco..
Non è raro vedere scorrettezze professionali anche tra colleghi, dove l’onnipotenza e l’arroganza portano alla perdita della lucidità, quasi che questi individui si considerassero al pari di cardiochirurghi o luminari della scienza che salvano vite umane. Eppure, la loro influenza è spesso solo effimera, legata a successi temporanei che non giustificano in alcun modo la mancanza di educazione e di rispetto.
Dobbiamo ribellarci a questa logica. Il rispetto e l’umiltà devono essere i pilastri del nostro vivere comune, indipendentemente dal successo. Solo così possiamo sperare in una società più giusta e rispettosa, dove ognuno è riconosciuto per il suo valore umano e non solo per i suoi successi effimeri. Facciamoci rispettare e, soprattutto, impariamo a rispettare chiunque, ovunque ci troviamo.
Matteo Lauria – Direttore I&C